Mismetti interviene su produttività dipendenti ex Anas

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Con una nota alla stampa il Presidente della Provincia Nando Mismetti interviene in merito alla  sentenza della Corte di Appello sulla produttività dipendenti ex Anas.

“In merito alla sentenza della Corte di Appello riguardante il pagamento della produttività dei dipendenti provinciali ex Anas – spiega Mismetti -, nel rispettare il pronunciamento della corte, si ritiene opportuno fare alcune considerazioni. Nel settore viabilità della Provincia operano fianco a fianco, svolgendo lo stesso lavoro, dipendenti assunti dall’Ente e dipendenti transitati dall’Anas in esito alla delega di funzioni operata nel 2001. A questi ultimi è attribuito un “premio di produzione” di gran lunga superiore (all’incirca il triplo) alla “produttività” percepita dagli altri colleghi, che svolgono le medesime mansioni. Tutti i contratti, compreso quello Anas, prevedono, chiamandolo in diversi modi, un elemento della  retribuzione complessiva avente natura variabile e valore premiante, da corrispondere previa verifica del raggiungimento di specifici obiettivi di incremento della produttività. Il contratto Anas lo chiama “premio di produzione” quello degli Enti locali “compenso efficienza servizi” ma hanno la stessa natura e la stessa funzione. La Provincia di Perugia ha sempre pagato, dal 2001 ad oggi, ai dipendenti ex Anas tale “premio di produzione”, ma senza inglobarlo nello stipendio, mantenendone, così, la natura e lo scopo originario, cioè quello di incentivare prestazioni di maggiore produttività e senza riconoscere alcun ulteriore premio avente la stessa finalità. Ciò in considerazione del fatto che diversamente operando si sarebbero pagate due volte le medesime prestazioni,  dando luogo ad  un’evidente disparità di trattamento contrattuale all’interno del personale della Provincia e ad un non corretto utilizzo delle risorse pubbliche. Sulla base di un’interpretazione di un DPCM del 2001 che ha regolato il trasferimento, i dipendenti transitati dall’Anas hanno rivendicato la trasformazione del premio di produzione in stipendio fisso e chiesto il pagamento di un ulteriore compenso per la cd. produttività in aggiunta al “premio di produzione”.

Con una sentenza del 2015, in merito al ricorso di un dipendente ex Anas della Provincia di Perugia, un Giudice del Lavoro ha accolto le tesi della Provincia ritenendo “irragionevole” la pretesa avanzata di percepire come aumento sullo stipendio il “premio di produzione” derivante dal contratto del personale ex anas e, allo stesso tempo, ottenere anche il pagamento del premio di produttività previsto dal CCNL degli enti locali. Tenuto conto della necessità di garantire, per quanto possibile, parità di trattamento tra dipendenti chiamati a svolgere lo stesso lavoro e forti di una sentenza precedente che riconosceva la fondatezza delle ragioni esposte dalla Provincia rigettando il ricorso del dipendente, l’Ente ha ritenuto di continuare coerentemente  a difendere le proprie convinzioni e con esse la finanza pubblica. In questo quadro si inseriscono le ultime due sentenze, che rovesciano i termini della questione e pur riconoscendo le “difficoltà interpretative sottese alla decisione, attestate dal contrasto di giurisprudenza esistente in seno a questo stesso Tribunale”, e  non mancando di rilevare che le accuse di discriminatorietà mosse sul punto dai dipendenti ex anas alla Provincia di Perugia sono del tutto infondate, accolgono il ricorso e stabiliscono il diritto dei ricorrenti ad ottenere il premio di produzione derivante dal contratto Anas sullo stipendio più quello dovuto in qualità di dipendenti della Provincia come premio aggiuntivo variabile.

In conseguenza di queste ultime due sentenze, ai dipendenti ex Anas andrà pagato, oltre al “premio di produzione” (che in tutti questi anni è stato sempre pagato dalla Provincia e che diventerà parte fissa dello stipendio), anche la cosiddetta “produttività” (che per gli anni passati ammonta a circa € 180mila).

Nel rispettare tali pronunciamenti, la Provincia di Perugia – conclude Mismetti – sente comunque la necessità di sottolineare come il proprio comportamento sia sempre stato improntato ai principi di correttezza e di equità e all’esigenza di non discriminare dipendenti che svolgono le stesse mansioni.