Grano duro: in Umbria crollo del 30%

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Grano duro: in Umbria crollo del 30%. E per il tenero -15% del conferimento. In vent’anni perso il 90% della produzione di mais

   

L’annata agraria che si si sta avviando alla conclusione sembra delineare in questi giorni uno scenario piuttosto difficile per le aziende cerealicole dell’Umbria: si sta registrando, infatti, un calo secco dei conferimenti, che rispetto al 2017 vede una flessione intorno al 30% per il grano duro e del 15% del grano tenero.

A lanciare il grido d’allarme, individuandone i motivi, è FedAgriPesca Umbria attraverso il Coordinatore del settore Cerealicolo di Confcooperative, nonché presidente della Cooperativa Cereali Deruta, Silvano Mori: “Non sono tanto gli ettari coltivati a diminuire, quanto le rese ad ettaro per effetto delle copiose piogge primaverili durante la fioritura e la presenza di aflatossine. Situazione ancora più grave invece è quella del mais – prosegue Mori – dove siamo ai minimi storici e registriamo una vistosa diminuzione rispetto allo scorso anno seguendo un trend che vede un crollo verticale addirittura del 90% della produzione regionale rispetto a venti anni fa”.

Vistoso è anche il calo del girasole che fino a qualche anno fa colorava di giallo le colline umbre, tanto che l’attuale crisi del comparto agricolo sta ridisegnando purtroppo in peggio anche i panorami della nostra regione.

Nessun territorio viene risparmiato: se nella valle umbra la situazione appare complessa, molto più difficile è lo scenario del Lago Trasimeno, come denuncia Giuseppe Tromba, storico presidente della Cooperativa PAST di Panicale e Consigliere di FedAgriPesca: “Si registra anche nel nostro bacino una diminuzione della produzione nei valori sopra espressi, ma la cosa più preoccupante è la qualità media: accettabile per il grano tenero, ma scadente per il grano duro. Gli ettari coltivati dalle imprese agricole del Lago Trasimeno sono diminuiti in 20 anni del 50% e ciò è comprensibile: i giovani hanno difficoltà ad investire risorse finanziare ed energie umane in un comparto agricolo in cui, in questo momento, tra i ritardi di pagamento di Agea, le congiunture climatiche sfavorevoli ed i prezzi dei mercati insufficienti non si riescono a coprire i costi di produzione”.

Spiega ancora Mori: “Nelle ultime campagne stiamo provando a puntare su nuove colture, come il cece, o a stringere accordi con grandi industrie della birra per la fornitura di orzo ricavando buone soddisfazioni per i nostri soci, ma in entrambi i casi quest’anno regna una grave incertezza sul prezzo che ci lascia in questo momento della stagione ancora nella preoccupazione: speriamo di poter chiudere anche quest’anno buoni accordi per le centinaia di aziende nostre socie”.

Per le quali appare comunque difficilissimo, se non impossibile, chiudere il bilancio in positivo. Ne è convinto il Presidente di FedAgriPesca Umbria, Sergio Maneggia, per il quale “è certo che prezzi di mercato intorno ai 18/20 euro al quintale rendono la situazione disperata. Chi ha fatto poi investimenti aziendali è oggi doppiamente disgraziato perché deve restituire i prestiti bancari sottoscritti per far fronte ai progetti o magari anche per anticipare i premi da ricevere da parte di AGEA. Prendiamo atto che negli ultimi mesi su questo fronte si sta registrando un’accelerazione ma oggi c’è a nostro avviso l’urgenza che la Regione convochi un Tavolo Istituzionale con le Banche, Gepafin e le Associazioni agricole per condividere insieme un percorso costruttivo e di sostegno ad un comparto come quello agricolo strategico per la nostra economia, ma il cui rating sta decisamente crollando al pari della sua credibilità”.