Obiettivo tenere alta l’attenzione e affrontare la tematica da più punti di vista. Patologia in crescita: importante individuarla precocemente e stabilire di quale forma si tratta
Un momento di scambio tra diversi attori della gestione globale del diabete, un dialogo produttivo e multidisciplinare tra ‘addetti ai lavori’ per tenere alta l’attenzione su una patologia in continua espansione. Questo è stato il convegno ‘Diabete mellito, un’epidemia globale: il crocevia tra prevenzione, educazione, gestione clinica e terapie innovative’ organizzato dalla Fondazione per la ricerca sul diabete (Drf), venerdì 28 novembre, nella sede di Confindustria Umbria, a Perugia, a cui hanno partecipato medici, docenti universitari, esperti, mondo dell’associazionismo e rappresentanti delle istituzioni. Ad aprire i lavori è stato Riccardo Calafiore, presidente della Drf, a cui è seguito il saluto di Matteo Minelli, vicepresidente di Confindustria Umbria.
“Abbiamo voluto porre il focus sul problema del diabete Mellito – ha spiegato il presidente Calafiore – invitando speaker di rilevanza nazionale sul tema, sia a livello clinico che a livello di ricerca, ma anche associazioni dei pazienti diabetici, istituzioni e università, per cercare di sensibilizzare tutti su un problema che è un vero flagello dal punto di vista dell’impatto sociale, sanitario, finanziario e della salute stessa dei pazienti che spesso vanno incontro a complicanze gravi e talora veramente invalidanti”. “È una tematica di cui si parla molto poco – ha sottolineato Minelli – ma è una malattia che colpisce molte persone e giovani, e per questo siamo onorati di ospitare questo convegno. Siamo tra i soci fondatori di questa associazione, la sede, tra l’altro, è qui in Confindustria Umbria e siamo onorati di poter contribuire a far crescere questa Fondazione che sta diventando sempre più punto di riferimento non solo per l’Umbria ma anche al di fuori del perimetro regionale”.
Tra i tanti presenti al convegno c’erano Marco Pierini, assessore a istituzioni culturali e fondazioni del Comune di Perugia, Franco Moriconi, vicepresidente della Fondazione Perugia; Tiziano Scarponi, vicepresidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Perugia. Si sono succeduti poi interventi che hanno permesso poi di fare una panoramica dal punto di vista medico, clinico, tecnico-scientifico, e farmacologico, ma anche sociale sul Diabete mellito. Sulla tematica di sono confrontati esperti di calibro nazionale tra cui i professori Antonino De Lorenzo dell’Università Tor Vergata di Roma, Riccardo Calafiore, presidente Drf e professore della UniCamillus Medical University di Roma e Piero Marchetti dell’Università di Pisa. Durante la sua relazione, il professor Calafiore ha illustrato le nuove prospettive e tecnologie per la terapia cellulare e molecolare per il diabete di tipo 1 mediante l’uso di cellule staminali e cellule ingegnerizzate in grado di produrre insulina.
“Il diabete Mellito – ha commentato il professor Marchetti – è diventato un fardello insostenibile per la comunità per il numero delle persone che ne soffrono e per la difficoltà della gestione. Sta aumentando il numero di diabetici ma anche quello delle persone con prediabete, quindi che si stanno avvicinando al diabete, dobbiamo ripensare la gestione dell’approccio clinico. Fare la diagnosi di diabete è facile in base ad alcuni valori, ma capire quali sono i meccanismi che portano a una specifica forma di diabete è difficile. Se raggiungessimo l’obiettivo di capire ogni forma di diabete questo ci permetterebbe di individuare per ciascuna persona o il modo di prevenirlo o di curarlo al meglio con approcci definiti in base alle caratteristiche specifiche della situazione. Ci sono persone affette da diabete di tipo 1 (dovuto alla perdita di cellule beta che producono insulina) e lì bisogna somministrare insulina. Sono emerse però, soprattutto nell’ultimo anno, possibilità di predire questa forma di diabete, prevenirla in particolari situazioni o trattarla all’inizio per cercare di modificare la storia naturale di questa tipologia. Poi c’è il diabete di tipo 2 che rappresenta il 90 per cento delle forme diffuse e a sua volta è costituito da diversi sottogruppi e bisognerebbe capire di volta in volta quale possa essere l’approccio clinico migliore. Ci sono altre forme di diabete legate a patologie endocrine, difetti genetici che a volte si confondono con le altre forme e invece vanno individuate perché hanno delle specifiche terapie, poi c’è il diabete in gravidanza che comporta emotivamente e in prospettiva dei rischi diversi da dover considerare con attenzione. Per ogni forma di diabete dovrebbe essere data la giusta terapia”.
La diffusione del diabete mellito
“può essere considerata – ha sottolineato il dottor Scarponi – una vera e propria epidemia nel mondo occidentale che si sta diffondendo anche nei Paesi in via di sviluppo. Essendo all’inizio una patologia silenziosa, senza sintomi, molto spesso il cittadino non se ne rende conto per cui la vera rivoluzione dal punto di vista assistenziale ci sarà quando la sanità, soprattutto nell’ambito della medicina di famiglia, potrà avere una forma proattiva nel senso sarà in grado di intercettare prima che si sviluppino le complicanze nei pazienti diabetici. L’evoluzione del panorama sanitario sta andando fortunatamente verso questa direzione per cui accanto a una medicina specialistica, la diabetologia, che oramai sta avendo degli sviluppi tecnologici veramente sorprendenti, si va a sviluppare una situazione nel territorio di capillarità e prossimità per cui la medicina dell’assistenza primaria sarà in grado di intercettare questa popolazione”.
























