Nota di Simona Meloni (Pd)
“C’è voluta la massiccia mobilitazione degli agricoltori, una protesta fatta di rabbia e indignazione, per far approvare un Piano di interventi urgenti contro i cinghiali e la peste suina africana, da parte della Giunta regionale che in questi anni, pur nascondendosi dietro a diversi slogan, non si è distinta per celerità nel supporto all’agricoltura”.
Lo dichiara la consigliera regionale Simona Meloni (capogruppo Pd) “stigmatizzando il clamore per un atto richiesto a gran voce da Coldiretti e arrivato a ridosso della nuova scadenza elettorale regionale”.
“Siamo reduci – dice Meloni – da cinque anni durante i quali la presidente Tesei e la sua maggioranza di destra sono andati avanti per inerzia, non ascoltando le istanze dei produttori, ricordandosi di loro solo in casi di spot elettorali e concedendo iniziative solo dopo veementi proteste di piazza. Il caso della gestione dei cinghiali è di scuola. Ma l’agricoltura aspetta ancora iniziative e risposte sul fronte della semplificazione e del potenziamento della filiera zootecnica. Quanto alla sburocratizzazione, è necessario passare dalle parole ai fatti. In Consiglio regionale giace una nostra mozione, firmata anche dal segretario Pd Bori, nella quale chiedevamo procedure più snelle per attingere a finanziamenti, autorizzazioni, licenze e certificazioni. Questo non per una deregolamentazione, ma per andare incontro agli imprenditori e agli agricoltori che, quotidianamente, si trovano anche assorbiti da attività burocratiche che potrebbero essere più semplici. Per la filiera zootecnica – continua Simona Meloni – non sono mancati i nostri appelli, i nostri allarmi e i nostri suggerimenti. Tutti ovviamente caduti nel vuoto e nel dimenticatoio. A cominciare dagli interventi richiesti sul prezzo del latte, i cui mancati impegni rischiano di non tutelare gli allevatori. Oppure per la silvicoltura. E infine per quanto riguarda la tutela della carne Chianina. Su questo argomento ho presentato da pochissimo una mozione, firmata anche da Tommaso Bori, per chiedere di aprire un tavolo di confronto con gli allevatori per inquadrarne le problematiche al fine di individuare soluzioni efficaci. Serve anche un confronto con la grande distribuzione regionale, le associazioni di categoria e gli allevatori del comparto per realizzare un progetto corale e collaborativo tra le parti, volto anche a risolvere le problematiche relative al processo produttivo e conservativo della chianina, come ad esempio la macellazione e la frollatura. Necessarie anche campagne di sensibilizzazione, di corretta informazione e di valorizzazione di questa pregiata carne, che in Umbria conta su 16.734 capi allevati in 535 allevamenti iscritti all’Anabic. Un comparto che alimenta economie circolari e che, a livello di sicurezza, non ha eguali al mondo. L’auspicio – conclude – è che gli impegni per il comparto vengano adottati quanto prima senza costringere gli operatori a scendere in piazza”.