Nuovo Turreno: il presidente della Fondazione SergioPerLaMusica interviene

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Per tutti quelli che ricordano una Perugia cosmopolita, curiosa e coraggiosa, e per quelli che ancora la vorrebbero così, l’ex cinema-teatro Turreno è uno dei luoghi simbolo: un luogo di cultura e d’emozione, amato da tutta la città. La spinta a lavorare idealmente e fattivamente per la sua riapertura è sembrata fin da subito il primo passo verso il rilancio di uno spazio di cultura necessario, di Perugia come capoluogo di regione e dell’Umbria intera. Virgilio Ambroglini, presidente della Fondazione SergioPerLaMusica, è tra i sostenitori più convinti dell’importanza strategica di questa riqualificazione per Perugia e per l’Umbria, una riqualificazione che potrebbe colmare le attuali carenze di strutture dedicate alle attività culturali e contribuire così alla ripresa sociale ed economica, in primo luogo del centro storico perugino. La stessa Fondazione, con la prima assemblea pubblica del 29 settembre 2014, ha richiamato l’attenzione della città sul tema della cultura e dei suoi spazi, fisici e metaforici. Attraverso progettualità e contenuti condivisi con i cittadini e le istituzioni, si è delineato un processo che, ancora oggi, si spera porterà presto il nuovo Turreno al centro dell’offerta culturale della città e dell’intera regione. Qual è lo stato di attuazione del progetto di recupero e valorizzazione del Turreno? Il quesito merita di essere posto a voce alta proprio in questi giorni, a due anni da quella prima occasione e a pochi mesi dall’ultimo incontro pubblico sul tema, tenutosi il 20 giugno scorso proprio ai tavoli del bar del Turreno alla presenza di rappresentanti politici e istituzionali. Si sta pensando ancora ai “1416” posti, quelli necessari per evitare un’inutile copia del Morlacchi e di San Francesco al Prato, come aveva chiesto provocatoriamente Ambroglini rivolgendosi in particolare al Comune di Perugia? Le tappe della sua rinascita sembravano decise con chiarezza, poi qualcosa è successo. Quindi, chiede Ambroglini, c’è ancora la volontà di portare avanti questo progetto, guardare al futuro un’ottica di macroregione e parlando all’Italia? La questione del Turreno è oggi, per la Fondazione e per il suo presidente, il punto di partenza per affrontare il tema dei luoghi della cultura in relazione al destino di Perugia. Ripensare il futuro del capoluogo umbro è necessario, per una città che deve sprovincializzarsi sempre di più. Perugia può puntare a confermarsi, anche in una prospettiva nazionale, una delle capitali della cultura e dello spettacolo, grazie al suo scenario di indubbia suggestione storica e artistica. Per fare di Perugia un grande “caso culturale” è necessario sintetizzare il patrimonio storico-artistico-architettonico della città e gli eventi, il contenitore e il contenuto. Tuttavia, negli ultimi tempi l’offerta culturale di Perugia sembra essere condizionata da una deriva conservatrice, sintomo di una più ampia concezione della vita pubblica che non lascia spazio a proposte di largo respiro e che non è in grado di pensare a progetti per la città sul lungo periodo. Il fermento culturale c’è, ma è estremamente marginale e spesso confinato in un sottobosco che ha poche possibilità di emergere; il turismo del food and beverage rischia di non portare stimoli culturali alla città e di non incidere significativamente dal punto di vista economico. Perché le altre città della regione, benché più piccole e sulla carta con meno risorse, sembrano più vive, dinamiche, tra centri per la cultura, associazionismo, attività private e altro ancora? Questa forma mentis e questo approccio minacciano anche le eccellenze che sono state costruite negli ultimi anni, a partire da Umbria Jazz. Perugia è terra di storie, esperienze e personaggi che hanno consentito la nascita qui, e non da altre parte, di un tessuto culturale unico. Ma è la ricorrente questione degli spazi a colpire al cuore il suo lancio definitivo: l’ultima struttura costruita in modo specifico per gli spettacoli, e tra quelle ancora in uso, è il Teatro Morlacchi, che risale alla seconda metà del ‘700 e ha solo 800 posti. La scommessa sul futuro della vita culturale di Perugia si gioca qui, sulle strutture permanenti e sulla coesione delle forze della città intorno a questa questione. Il futuro della città è quindi legato alla possibilità di dotarla di strutture adeguate per le nuove sfide. Su questo fronte è necessario ripensare anche lo spazio dello Stadio Santa Giuliana. Si può addirittura proporre di trasferire la pista di atletica a Pian di Massiano, ormai collegato bene al centro storico anche grazie al Minimetrò, per costruire finalmente un’arena estiva fissa, permettendo di utilizzare gli spazi pure ai vari soggetti che operano nella cultura durante tutta l’estate, così da garantire spettacoli di livello nazionale e internazionale. Un’arena da intitolare a Sergio Piazzoli, che per primo intuì le potenzialità di questo spazio per la musica, ospitando il concerto di Bob Dylan e lanciando la volata per l’arena di Umbria Jazz nella forma che tutti conosciamo. Altra tappa fondamentale è la riqualificazione del Frontone, i giardini storici della città che possono in alcune circostanze rappresentare una valida alternativa per ospitare spettacoli ed eventi, come hanno dimostrato in passato gli storici concerti che qui si sono svolti. Chiaramente, serve un adeguamento necessario per utilizzare oggi questo spazio rispettando le nuove normative. La storia anche recente di Perugia ha mostrato la capacità della città di dar vita ad appuntamenti di rilevanza nazionale e internazionale e di catalizzare le forze creative dell’Umbria, ma la città è ben lontana dall’essere un “modello”, come l’ha definita Matteo Renzi. La risposta al presidente del Consiglio è che Perugia può diventare un modello solo se intraprende la strada che la sua storia culturale merita e che la prosperità futura richiede. Solo il nuovo Turreno, in seguito a un’opera di ristrutturazione volta a farne una grande struttura polivalente di una capienza di almeno 1200 posti, potrebbe andare a colmare le attuali mancanze dello scenario culturale. Il punto cruciale, infatti, non è solo la gestione: anche la qualità estetica del progetto dovrebbe essere almeno degna di un capoluogo di regione, se non di un centro culturale di attrattiva nazionale. Per questo servirebbe non lo studio di una sola società, alla quale è stato già chiesto di contenere i posti, ma un concorso di idee per giovani architetti o studi di architettura, che propongano soluzioni alternative e innovative. “Spero ancora che un giorno, magari uno dei prossimi 29 settembre, si possa finalmente inaugurare lo spazio del nuovo Turreno”, dichiara infine Ambroglini. Una speranza da estendere anche agli altri luoghi strategici come il Santa Giuliana e il Frontone: insieme al Morlacchi, al Pavone e a San Francesco al Prato, andrebbero così a comporre gli spazi strategici di una città culturalmente rilevante per l’Umbria e per l’Italia.