Perugia, il sogno di Mariella Spagnoli è diventato realtà: Città della Domenica ‘affollata’ dai nonni

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Concluso il progetto ‘Un parco che cura’ con una festa in occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer. Presente anche S.E. monsignor Ivan Maffeis

Città della Domenica ‘affollata’ dai nonni non si era ancora mai vista e così è stato in occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer, giovedì 21 settembre, quando il parco perugino ha accolto numerosi gruppi di anziani e loro familiari, oltre a operatori di strutture residenziali, centri diurni, case di quartiere e domicilio, per un pomeriggio festoso a conclusione del progetto ‘Il dono di Mariella Spagnoli. Città della Domenica: un parco che cura’. Tra la primavera e l’estate 2023, infatti, Città della Domenica ha ospitato le attività di stimolazione cognitiva e sociale portate avanti dall’Associazione Malati Alzheimer e Telefono Alzheimer (Amata) Umbria, attività rivolte a persone anziane con disturbi cognitivi di grado lieve.
   

Il pomeriggio si è aperto con una santa messa presieduta da Sua Eccellenza monsignor Ivan Maffeis, arcivescovo della diocesi di Perugia – Città della Pieve, animata dai canti degli anziani e del coro del centro socioculturale di Ponte Felcino, ed è proseguito con una ‘merenda in musica’ fra tanti sorrisi e abbracci.

Ad accogliere gli ospiti, tra cui Edi Cicchi, assessore alle Politiche sociali del Comune di Perugia, e Annalisa Longo, presidente dell’associazione Amata Umbria, sono stati Maddalena Furbetta e Alessandro Guidi, la prima amministratore unico e il secondo direttore di Città della Domenica. Insieme hanno trasformato il sogno di Mariella Spagnoli in realtà: poco tempo prima di morire, infatti, la figlia di Mario, fondatore di Città della Domenica, interrogandosi su dove e come passassero il tempo le persone anziane, aveva espresso il desiderio che il parco perugino, con il suo enorme potenziale, venisse messo a disposizione degli anziani, perché potessero trascorrere piacevoli momenti di svago e socializzazione. Da qui la collaborazione con Amata Umbria che ha coinvolto nel progetto diverse figure specializzate, psicoterapeuti, geriatri, psicologi, musicoterapisti, art-counselor ed educatori, per interventi psicosociali.

“Mia mamma – ha dichiarato Maddalena Furbetta – credeva fortemente in questo progetto, perché qui le persone anziane possono beneficiare del contatto con la natura e gli animali. Per alcuni di loro si tratta di un ritorno al parco dopo molti anni e può quindi stimolare la memoria e il ricordo. Oggi celebriamo con una festa la conclusione del progetto, ma crediamo si possa replicare in futuro”.

“È stato davvero un bel pomeriggio – ha affermato Longo – a cui hanno partecipato anziani da Perugia, Città della Pieve, Bastia Umbria. Tanti volontari e scout ci hanno dato una mano e finalmente il sogno di Mariella si è realizzato. Terminata la stagione estiva e le attività all’aperto, l’associazione proseguirà il suo lavoro e speriamo che nella prossima primavera possiamo riprendere le attività nel parco, perché per gli anziani è un posto diverso rispetto alla loro quotidianità, un’opportunità molto buona per loro”.

Monsignor Maffeis ha voluto portare con la sua presenza un messaggio di vicinanza alle famiglie.

“Davanti a queste malattie – ha detto Maffeis – spesso la famiglia è sola e porta un carico incredibile. Sappiamo che la vita è comunicazione, è relazione. Rassegnarsi a non poter avere un rapporto con un proprio caro è davvero difficile. La giornata odierna ha dimostrato quanto sia importante trovare forme per condividere tempi, per condividere quell’ascolto possibile con la vicinanza e la prossimità di cui tutti abbiamo bisogno”.

“Oggi abbiamo la testimonianza di quanto insieme si possono fare tantissime cose – ha detto Cicchi –. Abbiamo bisogno di una rete consolidata nel territorio, di una filiera di servizi che possano essere adattabili alle esigenze di ciascun anziano. Per esempio, i centri diurni sono un grosso sollievo per le famiglie. Dobbiamo prendere atto che la famiglia oramai è affaticata non solo dal punto di vista economico, perché avere un’assistente privato è un costo importante, ma anche sociale perché una volta le famiglie erano più numerose ed era più semplice badare agli anziani in casa. C’è bisogno di rafforzare il sistema del welfare”.