L’accensione è avvenuta alle 17 in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Presenti le istituzioni comunali, la famiglia Feru, i colleghi della ragazza uccisa. Di Maolo: “È una luce che chiama alla responsabilità”
Alle 17, quando la facciata del Serafico si è illuminata di rosso, il piazzale è rimasto immobile per qualche secondo, come se la città avesse trattenuto il fiato mentre i ragazzi del Serafico lanciavano in aria dei palloncini rossi. Una luce per ricordare Eliza Feru, l’operatrice socio-sanitaria che lavorava al Serafico di Assisi, prima vittima di femminicidio in Italia, uccisa dal marito lo scorso 5 gennaio. Il gesto, scelto in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ha raccolto familiari, colleghi e istituzioni in un momento estremamente sobrio e vissuto con intensità.
All’accensione erano presenti la vicesindaco di Assisi Veronica Cavallucci, alcuni degli assessori del Comune di Assisi – Donatella Casciarri, Scilla Cavanna – il consigliere comunale Renzo Totori, la famiglia di Eliza e i colleghi del Serafico con i quali ha lavorato negli ultimi anni della sua vita. Eliza originaria della Romania, viveva in Umbria da tempo e al Serafico aveva trovato un luogo in cui mettere a frutto la sua naturale capacità di cura: era conosciuta per la dolcezza con cui accoglieva i ragazzi, per la disponibilità verso i colleghi, per il modo discreto e generoso di stare nelle relazioni quotidiane.
La presidente del Serafico, Francesca Di Maolo, ha ricordato come Eliza continui a essere una presenza viva per chi l’ha conosciuta: “Non era soltanto un’operatrice socio-sanitaria ma una donna che portava cura con naturalezza e che sapeva stare accanto ai nostri ragazzi con una delicatezza rara. La sua storia ha attraversato profondamente la nostra comunità e continua a interrogarci. Questa luce che accendiamo oggi non è un gesto simbolico, ma il modo con cui affermiamo che Eliza debba essere ricordata; significa custodire tutto ciò che ha rappresentato, ma vuol dire anche non distogliere lo sguardo da chi, come lei, vive o ha vissuto una violenza che cresce nel silenzio. Farlo qui, in un luogo in cui ogni giorno ci prendiamo cura della vita, significa anche lanciare un appello alla responsabilità: alla cultura della violenza ci opponiamo con la cultura della cura e del rispetto di ogni vita”.
Nel piazzale di fronte al Serafico, sotto una pioggia sottile ma incessante, i colleghi hanno osservato la facciata come un simbolo che restituisce continuità a una perdita che ha scosso tutti. Molti di loro erano presenti anche il giorno del funerale, celebrato nella cappella dell’Istituto lo scorso gennaio, quando la comunità si era stretta attorno alla famiglia in un abbraccio composto e profondo.
L’illuminazione rimarrà visibile per tutta la serata di oggi e fino alle 13 di domani, mercoledì 26 novembre. Un segnale che supera la dimensione del ricordo e diventa richiamo pubblico, perché dietro ogni storia come quella di Eliza c’è una società intera chiamata a non voltarsi dall’altra parte.































