Il Comune di Orvieto aderisce ad iniziativa FAI per la candidatura a “Luogo del Cuore”

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Comune di Orvieto aderisce ad iniziativa FAI per la candidatura a “Luogo del Cuore” della Centrale Idroelettrica Netti di Sugano

   

Anche il Comune di Orvieto aderisce alla X edizione del Censimento Nazionale “I Luoghi del Cuore” promosso dal Fondo Ambiente Italiano che, da maggio a novembre, invita chiunque a votare e far votare i luoghi che ama e che vorrebbe proteggere, valorizzare e far conoscere. Nell’ambito del Censimento, articolato su un ciclo biennale, il Gruppo FAI Orvieto candida la Centrale Idroelettrica realizzata nel 1895 dall’Ing. Aldobrando Netti nella frazione di Sugano. La candidatura, volta a valorizzare un originale esempio di “archeologia industriale” presente sul territorio comunale e ad inserire le Officine della Centrale Netti sul Fosso del Leone all’interno dei “Luoghi del Cuore”, è sostenuta anche dalla Sezione CAI Orvieto, Cittaslow e da ASDS “Ettore Majorana”.

E’ possibile esprimere il proprio voto cliccando su questo link:  https://www.fondoambiente.it/luoghi/officine-centrale-netti

La campagna per inserire le ex Officine Netti tra i luoghi del cuore del Fai – commenta il Sindaco, Roberta Tardani anche nella veste di Assessore alla Cultura e Turismonon è solo l’occasione per valorizzare uno dei piccoli tesori nascosti della nostra città ma si inserisce perfettamente nella strategia che nel breve termine ci vedrà impegnati a ridefinire la nostra offerta turistica alla luce delle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria legata al Covid-19, affiancando al patrimonio di bellezze storico, artistiche e culturali di cui disponiamo anche percorsi e itinerari escursionistici immersi nella natura. Prevedibilmente, se ce ne saranno le condizioni, i prossimi flussi saranno infatti orientati verso un turismo slow e le attività all’aperto e siamo convinti che il nostro territorio abbia le carte in regola per giocarsi questa partita”.

L’Officina Netti, così fu chiamata la prima centrale idroelettrica di Orvieto, venne realizzata nella frazione di Sugano sul finire dell’800 dall’Ingegnere Aldobrando Netti. E’ del 3 aprile 1895, infatti, la stipula del contratto fra il Comune e l’Ingegnere per la progettazione di una centrale idroelettrica per fornire energia elettrica alla città. 

Il complesso di più edifici venne realizzato nell’altopiano a valle delle sorgenti che sgorgano alla base del promontorio nei pressi del borgo di Sugano, sfruttando le acque che sgorgavano da vicine sorgenti già utilizzate quale fonte di acqua potabile per la città di Orvieto. Lungo il Fosso del Leone, sulla destra idrografica, si scavarono delle cisterne che in parte sono realizzate direttamente nel masso basaltico, che fungevano da riserva sia per l’Officina che per l’acquedotto. La condotta forzata unisce l’opera di presa alla centrale dopo un dislivello di circa 77 metri e una distanza di 600 metri, alimentando inizialmente una turbina di una potenza di 47.000 watt.

Un’opera che ben presto cambiò la realtà del territorio. Grazie all’energia della Centrale Netti nel maggio 1901 con l’energia della centrale Netti venne creato il primo impianto di illuminazione elettrica del Teatro Mancinelli, il primo impianto di illuminazione elettrica del Teatro Mancinelli e molte piccole attività industriali ed artigianali locali se ne giovarono traendo nuovo impulso per la produttività dei propri macchinari che mano mano si rinnovavano. La centrale rimase in funzione per diversi anni prima di essere totalmente dismessa.

Già quindici anni fa il Comune ha acquistato dalle società Enel Spa e Dalmazia Trieste Srl il complesso degli edifici dell’ex Officina Netti, per la sua ristrutturazione e rifunzionalizzazione quale Centro di Documentazione per le Energie Alternative nonché per utilizzare l’energia da esso prodotta al fine di illuminare le aree del Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano, ma anche per ricordare la figura dell’Ing. Netti, personaggio di spicco del mondo politico ed economico sullo scorcio del XIX secolo, sino al 1925, anno della sua morte.

Ad oggi, sbarramenti, macchinari e strutture murali dell’opera sono ancora visibili in un’area ricca di fitta vegetazione raggiungibile tramite un piacevole percorso escursionistico, tenuto costantemente pulito dai soci del CAI / Sezione di Orvieto.