Gip: “A Terni sistema contra legem”

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Il Sole24Ore rassicura A Terni reati in calo
   

Gli indagati dell’operazione Spada – che ha portato ai domiciliari il sindaco Leopoldo di Girolamo e l’assessore Stefano Bucari, Pd – hanno “posto in essere una serie di concatenate condotte illecite creando di fatto un vero e proprio sistema ‘contra legem’ di aggiudicazione di tutti i contratti pubblici relativi al Comune di Terni, quantomeno negli ultimi cinque anni, in aperta e insanabile violazione delle normative nazionali ed europee, sapendo di agire nella certezza che tale sistema c’era, c’è e ci sarà e che nessuna indagine o sussulto di legalità potrà far venire meno od anche solo scalfirlo”: è quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Federico Bona Galvagno.
I due esponenti della Giunta risultano indagati insieme ad altre 25 persone, tra cui l’attuale vicesindaco (ora con funzioni di sindaco) Francesca Malafoglia e l’assessore Emilio Giacchetti, oltre a componenti delle precedenti giunte, dirigenti e funzionari comunali e rappresentanti delle cooperative sociali cittadine.

E’ un quadro con bandi di gara e lettere di invito a contrarre “cuciti addosso alle cooperative sociali”, che hanno “garantito un monopolio perfetto nel settore degli appalti di servizi” sempre allo stesso raggruppamento di imprese quello con “protagonisti” la componente politica e tecnica del Comune di Terni. Un “sodalizio criminoso” secondo guardia di finanza e polizia che oggi hanno arrestato, ai domiciliari, il sindaco Leopoldo di Girolamo e l’assessore ai Lavori pubblici, Stefano Bucari, entrambi del Pd. Per due componenti delle cooperative sociali, Sandro Corsi, Actl, e Carlo Andreucci, Alis, è stato invece disposto il divieto temporaneo di esercizio dell’attività d’impresa. Associazione per delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti e alla turbata libertà del procedimento di scelta del contraente il reato contestato al sindaco e all’assessore. Gli arresti domiciliari sarebbero legati al rischio di reiterazione del reato per alcuni appalti ancora in corso. Nella quarantina di pagine dell’ordinanza si fa riferimento anche ad un altro procedimento, ancora in corso davanti al gup, che vede Di Girolamo inquisito insieme ad altre 19 persone, per turbativa d’asta, per l’appalto dello smaltimento del percolato dell’ex discarica comunale di Villa Valle. Nel provvedimento odierno compaiono i nomi di una ventina di indagati a vario titolo, tra i quali diversi assessori delle Giunte guidata da Di Girolamo, ora e nel suo precedente mandato. Le ordinanze notificate oggi sarebbero quindi scaturite dall’esame dei documenti sequestrati il 17 novembre scorso con un blitz in municipio per l’indagine denominata “Spada” (come il palazzo che ospita l’ente). Sedici gli avvisi di garanzia notificati in quell’occasione nei confronti di amministratori (Bucari insieme all’assessore al Bilancio Vittorio Piacenti d’Ubaldi mentre il Di Girolamo scoprì in seguito di essere indagato), dirigenti e funzionari comunali, oltre a rappresentanti di cooperative (considerati “suggeritori e fruitori finali” delle presunte procedure irregolari). Al centro dell’inchiesta una serie di appalti di servizi pubblici, per la manutenzione del verde in città e nei cimiteri, la gestione dei servizi cimiteriali e di quelli turistici nell’area della cascata delle Marmore. Tutti “predisposti” – hanno rilevato gli investigatori – dall’attuale Giunta. Una “illecita gestione della cosa pubblica” tra il 2011 e il 2016, con un sistema “finalizzato a favorire le medesime cooperative sociali”. Secondo lo scenario delineato in un comunicato del procuratore di Terni Alberto Liguori nei bandi sarebbero stati inseriti requisiti per favorirne alcune. Gli investigatori ritengono poi che ci sia stato un “illecito” frazionamento dell’importo d’asta in modo da eludere Codice degli appalti e norme comunitarie. Approdando a un “risultato previsto e concordato” cioè l’aggiudicazione dell’appalto sempre alle stesse cooperative sociali (Alis, Ultraservizi, Gea e Asso). Per il verde pubblico urbano – è emerso dagli accertamenti – l’appalto è stato gestito “senza gara aperta” dal 2008 al 2015 per costi superiori a 2 milioni e 700 mila euro a carico del Comune mentre per quello all’interno del cimitero comunale il contratto “ha subito 63 proroghe”. “Non sembrano esserci grandi novità rispetto al quadro già emerso” il commento del difensore di Di Girolamo, l’avvocato Attilio Biancifiori.

(Fonte: Ansa.it)