“Favorire la partecipazione delle donne al mondo del lavoro”

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Carissimi (Lega) annuncia mozione

“In Italia la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è purtroppo solo al 53% contro il 67% della media europea. In Umbria, il tasso di occupazione delle donne è appena più alto della media nazionale ma si attesta comunque a un livello significativamente più basso di quello degli uomini, 58% contro 71%. Il divario di genere deve essere cancellato una volta per tutte, con strumenti mirati ed efficaci”.

   

È quando dichiara il consigliere regionale Daniele Carissimi (Lega), che annuncia la presentazione di una mozione “sull’adozione in Umbria del Gender Responsive Public Procurement, lo strumento introdotto dalla Commissione Europea per favorire la riduzione del gap di genere”.

“La mozione – spiega Carissimi – chiede alla Giunta di impegnarsi ad adottare tale strumento per la promozione della parità di genere nelle procedure di evidenza pubblica per l’affidamento e l’esecuzione di lavori, servizi e forniture di competenza della Regione, nonché ai fini della valutazione di progetti presentati nell’ambito di avvisi e bandi regionali. L’obiettivo è stimolare in Umbria la diffusione e l’applicazione di misure che valorizzino la parità di genere nel mondo del lavoro. Dal Rapporto Aur 2021 sulle asimmetrie di genere nella società umbra, – continua Carissimi – emerge che sul tasso di occupazione femminile in Umbria influiscono diversi fattori, tra cui la maternità. Le donne con figli hanno minori opportunità lavorative rispetto alle donne senza figli. In Umbria, inoltre, quasi un quarto delle donne che lavorano lo fanno in condizione di part-time involontario, cioè accettato in assenza di un’alternativa a tempo pieno e si trovano in condizioni di disallineamento tra titolo di studio e occupazione. Con riferimento all’opportunità per le donne di accedere a posizioni apicali, dal Rapporto Donne Manageritalia del 2019 si evince che in Umbria, nel settore privato, le donne rappresentano l’11% dei dirigenti contro il 17% a livello medio italiano. Sono dati allarmanti che devono sollecitare contromisure immediate. Il Gender Responsive Public Procurement – prosegue Carissimi – è uno strumento introdotto dalla Commissione Europea e adottato attualmente in Italia solo da Lazio e Puglia, che prevede l’inserimento, nelle procedure di evidenza pubblica indette dalle Pubbliche Amministrazioni, di criteri premiali che tengano conto delle iniziative organizzative e gestionali attuate dagli operatori economici concorrenti al fine di aumentare l’occupazione femminile, ridurre le discriminazioni economiche e retributive di genere, promuovere la partecipazione delle donne in ruoli apicali, favorire organizzazioni del lavoro family friendly e, più in generale, ridurre il gender gap in ambito lavorativo. Il tema è di particolare attualità, essendo esso anche inserito nel Pnrr come condizione premiale dei piani di sviluppo e riforma. In Umbria, la parità di genere disciplinata dalla legge regionale ‘14/2016’ non ricomprende il Gender Responsive Public Procurement, la cui adozione potrebbe arricchire e completare le politiche di genere adottate dalla Regione Umbria nel campo del lavoro, della formazione e dell’impresa. L’Umbria – conclude Carissimi – diventerebbe così la terza regione italiana a dotarsi di uno strumento concreto e mirato per ridurre il divario di genere e potrebbe essere da esempio e stimolo per le altre regioni per garantire finalmente alle donne in tutta Italia le stesse opportunità di crescita degli uomini, parità salariale a parità di mansioni, politiche di gestione delle differenze di genere e tutela della maternità. Tutti obiettivi contenuti anche all’interno della Missione 5 su Coesione e Inclusione del Pnrr e che dobbiamo, a tutti i livelli, impegnarci a realizzare. Non ultimo, come Presidente della Commissione per la Riforma dello Statuto e del Regolamento Interno interverrò con una proposta che ponga l’effettività della parità di genere nella Carta Statutaria e perché venga costituita un’authority con poteri autonomi per garantire una parità sostanziale e non solo formale”.