Da Umbria jazz una certezza: Perugia e Lenny Kravitz si amano

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Strepitoso concerto del musicista newyorkese, che abbraccia una nonna e corre in mezzo al pubblico in un “Santa Giuliana” in delirio

   

di Francesco Bircolotti

Chi conosce Umbria Jazz come le sue tasche, poco importa se giornalisti di lungo corso, semplici appassionati di musica o perugini doc, uscendo ieri sera dal “Santa Giuliana” aveva un’unica idea in testa: quello di Lenny Kravitz, forse solo secondo a quello dei R.E.M., è stato il più bel concerto che la kermesse ideata da Carlo Pagnotta abbia saputo esprimere negli ultimi 25 anni. Con Sting, Gil Evans, Pino Daniele, Sonny Rollins e Miles Davis (solo per citarne alcuni) che appartengono all’album dei ricordi del secolo scorso e senza offesa per le più recenti e imponenti presenze di big come (in ordine sparso) Lady Gaga, Johnny Deep, Elton John, Massive Attack, Kraftwerk e Bob Dylan, la performance dell’eclettico divo newyorkese resterà nella storia del festival sia per le qualità artistico-musicali, sia perché ha fatto emergere un nuovo e infinito amore: quello appunto tra il detentore di quattro Grammy Awards consecutivi e Perugia. Una città impazzita certamente per le meraviglie di sempre interpretate in modo magistrale in oltre due ore di concerto, con tanto di fonica e scenografie digitali di livello superiore, ma anche per il rapporto quasi da vecchi amici che Lenny ha voluto riservare ai 12.000 presenti e, indirettamente (perché l’influsso si è sparso in ogni angolo del centro storico), a chi ha affrontato in altri modi il primo sabato da urlo e da tutto esaurito della manifestazione, edizione 51. Con Perugia (cittadini e turisti) che ha risposto con calore e passione, le due “entità” si sono donate reciprocamente senza remore e il buon Lenny è sembrato essere a casa sua non disdegnando siparietti con il pubblico (e forse ancora si sta chiedendo cosa gli è stato cantato quando dalla platea è partito il classico “sei bellissimo” di cui ha il copyright Loredana Berté) fino ad andarlo ad abbracciare con una corsa sfrenata che lo ha visto partire dal palco e percorrere tutto il perimetro dello stadio di atletica in un giro interminabile di affetto e flash. E a metà strada, sotto la tribuna, il momento più emozionante quando Kravitz è andato ad abbracciare un’anziana, tirandola su da una poltrona forse portata da casa e accennando un velocissimo ballo con lei. Solo Mika, lo scorso anno nel recente passato, aveva osato tuffarsi nella folla, ma quella fu una mossa preparata con un palco “studiato” al centro del campo; stavolta, invece, il gesto è stato follemente e meravigliosamente spontaneo con rientro sul palco tra i baci alle ragazze che son cartelli e striscioni chiedevano di essere sposate e autografi o “high five” a fans di tutte le età. Un idillio destinati ad essere ricordato a lungo. Di quelli che solo Umbria Jazz da queste parti sa regalare.