Confcooperative Umbria dice no al nuovo incremento dei tassi d’interesse della BCE

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“Misura già colma, le imprese e le famiglie sono ben oltre il limite della sopportazione, rischiamo che la cura uccida il malato”

   

 

La decisione adottata dal board della BCE di incrementare ulteriormente i tassi d’interesse bancari lascia sconcertati i vertici regionali di Confcooperative.

“Già il fatto che la decisione sia stata presa a maggioranza e non all’unanimità come sottolineato dalla Lagarde, dimostra quale livello di tensione vi sia all’interno del board circa l’efficacia del provvedimento: di certo, per le imprese e per le famiglie la misura è già colma. Rischiamo seriamente che la cura uccida il malato”,

fa sapere in una nota il Presidente di Confcooperative Umbria, Carlo di Somma.

“L’inflazione, dopo la pandemia, le strozzature sul lato dell’offerta dei beni, la tempesta dei prezzi sulle fonti di approvvigionamento per molti paesi, hanno rappresentato il principale fattore di preoccupazione in questi ultimi 18 mesi”, secondo il Segretario regionale di Confcooperative, Lorenzo Mariani. “Al temporaneo superamento dell’emergenza “bollette” si è affiancato il preoccupante rincaro di tutto ciò che si presenta come spesa difficilmente sostituibile come ad esempio quella alimentare. In termini reali, fra il 2021 e il 2023 la diminuzione del potere d’acquisto, corretta con l’inflazione passata, è superiore ai sette punti percentuali”.

La  BCE sta provando a contrastare l’inflazione e a difendere l’euro dalla svalutazione rispetto al dollaro attraverso l’aumento dei tassi di interesse, ma questa politica monetaria rappresenta un vero e proprio salasso per famiglie e imprese. Prosegue Mariani:

“Recentemente il Presidente nazionale di Confcooperative Maurizio Gardini, commentando lo studio del Censis promosso dalla nostra Associazione, aveva messo in evidenza come l’impennata dei tassi d’interesse e l’inflazione avessero bruciato 693 miliardi di ricchezza finanziaria (- 14,4%) riducendo di 100 miliardi di euro il potere d’acquisto delle famiglie: circa 3.800 euro medi a famiglia su base annua. Le imprese, insomma, stanno incontrando grandi difficoltà nell’accesso al credito – ribadiscono Di Somma e Mariani – e i prestiti si sono ridotti mediamente del 2% con una forchetta molto più ampia per le piccole imprese rispetto alle imprese medio-grandi: per queste ultime la riduzione nel periodo è stato dello 0,6%, mentre per le prime ha raggiunto il 4,4%. Le Banche di Credito Cooperativo sono in controtendenza specie nei territori rurali e marginali, dove in molti casi sono rimasti gli unici istituti presenti e per questo ed altri motivi riteniamo che vadano preservate dal provvedimento del Governo sulla tassazione degli extra profitti”.

Ad intervenire nella discussione è anche il Presidente di Confcooperative-Fedagripesca, Massimo Sepiacci:

“La campagna agraria non sta andando per niente bene. Il Governo nazionale ha messo in campo risorse a seguito di emergenze climatiche e per lo stato di crisi generalizzato del nostro comparto, ma sono risorse esigue e che arriveranno differite ad imprese che già oggi sono in grande sofferenza in quanto devono far fronte quotidianamente ai costi crescenti delle materie prime: pensiamo al settore zootecnico strozzato da costi dei mangimi finiti alle stelle ma indispensabili dopo due stagioni dove la raccolta del foraggio è stata grama. Riteniamo che sia urgente mettere in campo una moratoria bancaria per le imprese del comparto agroalimentare e della pesca che stanno maggiormente subendo danni anche per effetto della guerra russo-ucraina”.

“Sbloccare tutti i crediti della Pubblica Amministrazione verso le imprese – concludono Mariani e Di Somma – potrebbe essere un’altra misura tampone urgente per immettere liquidità alle imprese che diversamente non potranno più esimersi dall’imporre in maniera sistematica interessi di mora sulle fatture non pagate alla scadenza dalle stazioni appaltanti”.