Al Comune di Perugia si continua a parlare della conversione della RSA “Seppilli” in struttura Covid

460

Al Comune di Perugia si continua a parlare della conversione della RSA “Seppilli” in struttura Covid. La nota dei gruppi consiliari di centro sinistra e del capogruppo regionale del PD, Tommaso Bori

   

Depositato stamattina un ordine del giorno urgente a firma dei Gruppi consiliari di centro sinistra al Comune di Perugia Partito Democratico, Idee Persone Perugia e Rete Civica Giubilei sulla conversione della RSA “Casa dell’Amicizia A. Seppilli” in struttura COVID, manifestando contrarietà verso questa azione della Giunta Tesei e preoccupazione per utenti e personale sanitario. Il Centro servizi Grocco riunisce una serie di servizi territoriali, e anche due strutture residenziali, la RSA e la RP “Casa dell’Amicizia A. Seppilli”.

“Apprendiamo in questi giorni dalla stampa l’intenzione della Regione Umbria di adibire parte della RSA Seppilli a struttura COVID, dopo aver già trasferito altrove gli attuali ospiti. Oltre al rischio che l’operazione rappresenta per gli anziani attualmente ricoverati, va considerato che l’ex Grocco ospita altre nove strutture socio-sanitarie, comprese la Neuropsichiatria e riabilitazione dell’età evolutiva e la Neuropsichiatria e psicologia clinica dell’età evolutiva. Si tratta di servizi destinati a bambini fragili, non di rado affetti da più patologie, che frequentano l’Ex Grocco per terapie e riabilitazioni lunghe e complesse, che solo lì possono essere fatte; di genitori e nonni che spesso accompagnano i piccoli pazienti alle sedute di riabilitazione; nonché di tutto il personale medico, che già attualmente è in numero assai ridotto rispetto alle esigenze del territorio.

Allarme e preoccupazione infatti provengono anche dagli operatori sanitari, a cui viene chiesto di fare lo straordinario in una struttura COVID e poi, il giorno dopo, di tornare nell’orario di servizio a lavorare a contatto con malati e persone fragili in reparti non COVID, mettendo così a rischio se stessi ma soprattutto i pazienti, che in questo modo vengono esposti pericolosamente ad un rischio, quando invece dovrebbero essere curati, e ancor prima protetti.

Nonostante l’esperienza della prima ondata si è deciso scientemente di non pianificare una risposta sanitaria adeguata, ignorando anche le indicazioni che venivano dal personale. Nulla è stato fatto finora sul piano del rafforzamento degli operatori sanitari, che stanno andando verso il burnout.

A causa di questo atteggiamento irresponsabile e superficiale da parte della Giunta Tesei, il sistema sanitario umbro si trova di nuovo a fronteggiare una situazione di emergenza con forze insufficienti e con una carenza di medici e infermieri su tutto il territorio. I numeri parlano di 259 operatori sanitari positivi in Umbria, e i focolai in diverse RSA testimoniano come non si stia facendo abbastanza per tutelare i lavoratori e i pazienti. Una gestione dissennata che non tiene nettamente separati i percorsi COVID e non COVID.

Alle preoccupazioni degli utenti della struttura e dei loro familiari, già sovraccaricati di un fardello di emotività e di energie quotidiane, e ai malumori del personale medico e infermieristico, già sotto forte stress per l’aumento del carico di lavoro in un periodo così difficile, si aggiungono inoltre le proteste dei sindacati, con un fronte compatto e deciso.

Chiediamo alla Regione Umbria di tornare indietro rispetto alla decisione di convertire, seppur in modo parziale e temporaneo, in struttura COVID la RSA “Casa dell’Amicizia A. Seppilli”, in quanto non adeguata, con tutto ciò che comporta in termini di rischi per pazienti e operatori. Chiediamo altresì alla Presidente Tesei e all’Assessore Coletto di porre rimedio alle principali criticità in gran parte causate dal loro stesso atteggiamento arrogante e autoreferenziale, mettendo in atto una serie di interventi immediati, a partire dalle assunzioni a tempo indeterminato di personale e dal pieno rispetto della sicurezza di chi lavora”.