Bori e Meloni (PD) su manifesti anti RU486: “Serve immediata rimozione”

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Bori e Meloni (PD) su manifesti anti RU486: “Serve immediata rimozione”. Le note degli esponenti del Partito Democratico

“Non sono manifesti pro-vita, ma anti-scienza e contro la libertà di scelta. Serve l’immediata rimozione dei manifesti apparsi a Perugia contro la pillola Ru486, un attacco inaccettabile, vergognoso e oscurantista nei confronti dei diritti delle donne”.

   

Così il capogruppo del Partito democratico, Tommaso Bori, relativamente ai manifesti apparsi in città.

“Dopo aver tentato di impedire l’accesso all’interruzione di gravidanza farmacologica con una delibera della Giunta regionale, ora si torna alla carica puntando sul sensazionalismo, la disinformazione e il terrore. Si tratta di manifesti dal contenuto grave e intimidatorio nei confronti delle donne e dei medici. Sostenere che un farmaco, autorizzato dagli organismi preposti, sia un veleno che costringe le donne ad una procedura lunga, dolorosissima e che le espone a riconoscere il figlio innegabilmente ‘nelle proprie mani o nel wc’, così come riportato in una nota dell’associazione, è morboso e crudele, oltre che falso. E per questo chiediamo che vengano rimossi: siamo di fronte ad una maxi operazione di pubblicità ingannevole. La battaglia politica e ideologica non può essere combattuta sulla pelle delle donne, sui loro diritti e sulle loro conquiste di libertà e autodeterminazione. Un tentativo deleterio e pericoloso che rischia di essere una vera forma di violenza psicologica”.

Questo, invece, il commento del vicepresidente dell’Assemblea legislativa, Simona Meloni

“La pillola abortiva è un farmaco e non certo un veleno, le istituzioni non si rendano complici della campagna di disinformazione promossa dall’organizzazione ‘Provita & Famiglia’, che distorce la realtà fino al punto di mettere in discussione il diritto all’autodeterminazione delle donne e i diritti costituzionalmente garantiti come quelli dell’autonomia privata e della libertà individuale. Mi auguro che a Perugia, così come nelle altre città italiane dove è apparsa la campagna, le Amministrazioni comunali si adoperino, seguendo l’esempio del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, per una rimozione immediata dei manifesti shock. È inaccettabile che nel 2020 ci sia ancora chi prova a mettere in discussione una conquista civile come la legge che disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza, che fu voluta nel lontano 1978 dalle donne e confermata da un referendum popolare per mettere fine alle tragiche conseguenze degli aborti clandestini. In Umbria la petizione pubblica con cui si chiede a gran voce la rimozione della campagna, è stata sottoscritta in poche ore da circa 3.500 persone. Mi auguro che questo segno importante di attenzione non venga ignorato dalle istituzioni”.