Aborto farmacologico: per l’Umbria sarà possibile anche il ricovero

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Aborto farmacologico: per l’Umbria sarà possibile anche il ricovero. Caldarelli (Popolo della Famiglia): “Manca il coraggio di difendere la vita”

“Se il Piemonte ha osato, con una semplice circolare, rivalutare alcuni obiettivi della Legge 194/78 che le intenzioni delle recenti linee guida ministeriali sull’interruzione farmacologica volontaria di gravidanza avevano sommariamente trascurato. Se questa operazione politica ed amministrativa ha anche reso possibile il confronto con alcune realtà sanitarie locali e di promozione sociale che hanno potuto così esprimere le loro preoccupazioni, soprattutto in merito alle questioni di ordine medico, perché non possibile auspicarsi che, proprio in Umbria, dove sono iniziate le polemiche sul ricovero ordinario, si individuino proposte positive per non abortire, invece di controbattere su un terreno che vuole solo facilitare l’IVG”.

   

Queste le dichiarazioni di Paola Caldarelli del Popolo della Famiglia Umbria, prendendo atto delle parole della Presidente Tesei che ha annunciato che nella nostra Regione alle donne che decidono di abortire con la RU486 sarà offerta anche la possibilità di essere assistite all’interno delle strutture ospedaliere.

“La circolare piemontese, ha riproposto, oltre all’obbligo della somministrazione in ambito ospedaliero della RU-486 ed il suo divieto di distribuzione a livello consultoriale, alcuni contenuti già presenti nella Legge 194 (art. 2) fra cui: l’attivazione di specifici centri di ascolto per la donna all’interno degli ospedali e la possibilità di un concreto supporto da parte di quelle associazioni di volontariato che offrono assistenza nei casi di maternità difficili. Come Popolo della Famiglia intendiamo rilanciare la proposta Piemontese, aspettandoci dalla Giunta Regionale e dai Comuni Umbri decisioni lungimiranti e coraggiose, progetti che siano l’equivalente di un’opera pubblica di valore strategico, ossia un reddito di maternità regionale, o un bonus con decorrenza retroattiva alla nascita esteso ai primi tre anni di vita del bambino. Riteniamo indispensabile l’attivazione di proposte innovative, sia per combattere l’attuale declino demografico e regressione socio-economica, sia per riaffermare il dovuto rispetto nei confronti di ogni donna che ritenga che la libertà di diventare madre sia un valore da difendere e che non debba avere minor peso rispetto a tutte le libertà possibili», ha concluso Paola Caldarelli convinta, da donna, che anche contrastare l’aborto per ragioni economiche può essere un segno di umana civiltà.