Pubblico impiego, Pitoni (Fp Cgil Terni): “Perché non firmiamo il rinnovo del Ccnl”

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Forti critiche alla legge di bilancio 2026 – “A fronte di un’inflazione del 16% la maggiorazione in busta paga recupera meno del 6%”

   

“Questo accordo porterà nelle tasche dei lavoratori pubblici circa 140 euro lordi mensili di maggiorazione in busta paga. Il principale motivo della nostra mancata sottoscrizione risiede nel fatto che questo aumento recupera un terzo dell’inflazione cumulata in questi anni. Infatti, a fronte di un’inflazione pari al 16%, la cifra stanziata dal Governo copre meno del 6%. La nostra critica è rivolta soprattutto alla legge di bilancio 2026, mai così bassa negli ultimi anni: muove poco più di 18 miliardi di euro tra tagli alla spesa pubblica e nuove tasse, con crescita economica pressoché nulla”. Così Andrea Pitoni, segretario generale della Fp Cgil di Terni, dopo che lunedì 3 novembre, durante la trattativa con l’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) per il rinnovo del Ccnl Funzioni locali 2022-2024, senza la firma della Cgil, è stata siglata la preintesa rispetto al rinnovo contrattuale in questione.

“Nella ricerca del mantenimento dei parametri del patto di stabilità – prosegue Pitoni –, l’Esecutivo si prepara a destinare ingenti risorse verso il riarmo, 25 miliardi nei prossimi tre anni, configurando una vera e propria economia di guerra; tutte risorse economiche sottratte al miglioramento dei servizi pubblici e agli aumenti contrattuali. Da sottolineare che, rispetto alle nostre richieste di anticipo delle somme del successivo triennio, la risposta risulta insufficiente con il drenaggio di 150 milioni di euro per alimentare un fondo di perequazione destinato ai dipendenti comunali, a partire dal 2027. Quello che viene offerto ai dipendenti pubblici è la detassazione del salario accessorio che, a seconda della fascia di reddito, vale dai 5 ai 12 euro al mese. Insufficiente risulta anche la riforma fiscale con l’abbassamento dell’aliquota dal 35 al 33 per cento, con conseguenti risparmi di meno di 40 euro al mese per redditi fino a 28mila euro. Da stigmatizzare anche l’aumento dei requisiti anagrafici e contributivi ai fini previdenziali, che comporteranno la fuoriuscita posticipata dal lavoro di un mese, dal 2027, e ulteriori due mesi dal 2028. Per questi motivi, pur comprendendo le aspettative dei lavoratori, non abbiamo firmato il rinnovo del contratto nel comparto delle funzioni locali”.