Regione: sempre viva la questione vaccini

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Fonte foto: Ansa.it

Regione: sempre viva la questione vaccini. Fora (Patto Civico) e Meloni (PD) chiedono spiegazioni alla Giunta e annunciano interrogazioni

“Quando verranno distribuiti i vaccini antinfluenzali e perché le dosi richieste non sono arrivate nei tempi previsti ?”.

   

È quanto chiede il consigliere regionale Andrea Fora (Patto civico per l’Umbria) annunciando la presentazione di una interrogazione sulla campagna per le vaccinazioni antinfluenzali 2020-2021. Nell’atto Fora interroga la Giunta per conoscere

“quali sono le tempistiche di distribuzione delle dosi vaccinali nei diversi distretti della nostra Regione; quali urgenti provvedimenti intende adottare la Regione al fine di reperire quantitativi utili di vaccini per soddisfare tutte le numerose e maggiori richieste rispetto al passato; e quali problemi sono stati riscontrati fino ad ora per il reperimento delle dosi richieste e non ancora pervenute nei tempi previsti dalla programmazione. L’emergenza Covid-19 ha reso indispensabile rafforzare le campagne di vaccinazioni, per ridurre le infezioni respiratorie nella popolazione e rendere più facile la diagnosi differenziale. Per questo le Asl, a detta dell’assessore Luca Coletto, hanno acquistato il 50 per cento in più di vaccini rispetto allo scorso anno, mettendoli a disposizione già da ottobre, con l’obiettivo di sottoporre a vaccinazione almeno il 75 per cento della popolazione a rischio. Però, nonostante le rassicurazione dell’Assessore, giungono diverse segnalazioni che al momento in alcune zone della regione solo la settimana scorsa sarebbero giunte dosi di vaccini destinate agli over 65. In altre zone sarebbero in corso di distribuzione solo in questa settimana e in altre ancora si stanno distribuendo. Ma al momento non ci sarebbero i quantitativi necessari e si sta registrando un ritardo complessivo nella consegna dei vaccini. E questo sia per quelli relativi agli over 65, per i quali si parlerebbe di consegne complete solo dopo il 10 dicembre, che per la consegna dei quantitativi necessari per i vaccini per bambini 6 mesi-3 anni. Secondo articoli della stampa locale sarebbero solo 4mila le dosi che a breve si potrebbero trovare nelle farmacie umbre a disposizione dei soggetti che dietro presentazione di ricetta medica potrebbero farne richiesta. I medici di medicina generale per effettuare le vaccinazioni, rispettando le normative di sicurezza covid19, devono procedere mediante appuntamento e quindi sarebbe opportuno diffondere nella campagna di comunicazione pubblica anche le date certe in cui sarà possibile procedere alla vaccinazione per le diverse categorie interessate nelle zone della nostra regione e non limitarsi a generiche indicazioni. Questo – conclude – anche per evitare le massicce richieste a farmacie e medici da parte dei cittadini che pensano che già oggi siano disponibili tutte le tipologie di vaccini per tutte le categorie interessate”.

La Vice Presidente dell’Assemblea legislativa, Simona Meloni (PD), invece, chiede, con una interrogazione rivolta all’Esecutivo di Palazzo Donini, che

“La Giunta regionale chiarisca le ragioni della carenza di dosi vaccinali e spieghi quali azioni intende intraprendere per assicurare un’esauriente copertura vaccinale antinfluenzale alle categorie considerate a rischio, tra cui i bambini. Renda inoltre noti i tempi entro i quali la nostra regione entrerà in possesso delle dosi necessarie, tenendo conto della risalita dei contagi e dell’imminente sovrapporsi dell’influenza autunnale con la pandemia”.

Nell’atto ispettivo Meloni evidenzia che

“le vaccinazioni risultano fondamentali per ridurre le complicanze da influenza nei soggetti a rischio e per limitare gli accessi al pronto soccorso, oltre che per semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti e liberare risorse sanitarie destinabili alla gestione dell’emergenza. I sintomi dell’influenza, infatti, almeno in una fase iniziale, sono simili a quelli di altre infezioni respiratorie, compreso quelli da nuovo Coronavirus e ciò rischia di rendere difficile la diagnosi differenziale basandosi solo sui sintomi, con il rischio di ritardare le cure, dove necessario, o di sottovalutare l’epidemia, soprattutto nel periodo in cui l’influenza raggiunge il suo maggiore picco. Le vaccinazioni contro i virus influenzali  in concomitanza della circolazione del virus sars-cov-2, possono contribuire a ridurre l’impatto globale della malattia in termini di salute, costi economici e sociali, riducendo il carico complessivo di infezioni respiratorie nella popolazione, rendendo più facile la diagnosi differenziale all’insorgere di patologie respiratorie specie nelle persone a rischio e negli operatori sanitari, direttamente coinvolti nella gestione dell’emergenza. I bambini di età compresa tra 6 mesi e 6 anni sono considerati il principale serbatoio e veicolo d’infezione e per questo sono stati inseriti nelle categorie da immunizzare prioritariamente contro l’influenza, al fine di tentare di ridurre al massimo la circolazione del virus ritenuta ‘molto alta’ nella fascia 0-4 anni e ‘sostenuta’ fino ai 14 anni, contribuendo contemporaneamente a tutelare la salute dei cittadini di età più avanzata. Esiste un accordo tra la Regione Umbria e la Fimp Umbria (Federazione Italiana Medici Pediatri), che da la possibilità di vaccinare gratuitamente i bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni e nella fascia 7-14 anni per le categorie a rischio, rivolgendosi al proprio distretto sanitario o direttamente al proprio pediatra. Ad oggi però tale accordo pare aver subito una battuta di arresto poiché le dosi vaccinali presenti nel territorio regionale non riuscirebbero a coprire nemmeno un terzo delle 20 mila dosi necessarie per soddisfare questa fascia di età”.

Simona Meloni conclude sottolineando che

“secondo i dati raccolti dalla fondazione Gimbe (Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze) in alcune regioni, tra cui l’Umbria, sembrerebbe esserci una carenza strutturale tale da non riuscire a coprire nemmeno il 75 percento delle categorie a rischio e questo perché non è stata prevista con anticipo la necessità di aumentare le scorte per la popolazione non a rischio. L’Umbria quindi non rientra tra le 12 Regioni che invece si sono mosse per tempo e che oggi possono disporre di un quantitativo adeguato di dosi per la copertura del 75 percento della popolazione a rischio”.