Presentati i risultati del progetto TUN – Tessile Umbro Naturale

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Mercoledì 8 luglio si è tenuto a Sant’Anatolia di Narco il convegno a chiusura del progetto TUN – Tessile Umbro Naturale promosso dalla 3A-PTA, e che ha visto la collaborazione di vari partner, tra cui la CIA Umbria Servizi all’Impresa S.r.l., l’Università di Camerino – Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria, l’Università degli Studi di Perugia – Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, Assocapana s.r.l, Maridiana Alpaca S.a.s. di G. Berna & C., Azienda Silvo Pastorale di Valle Oblita Soc. Coop. Agr., Azienda Agricola Bernardo Laureti, Società Semplice Agricola La Fornace, Cardinali & C. S.p.A. L’ambizioso progetto T.U.N., promosso fin dall’inizio dalla Confederazione Italiana Agricoltori dell’Umbria, ha perseguito l’obbiettivo di sviluppare tre importanti filiere agro-industriali: quella riguardante fibre di origine animale, (lana d’alpaca, mohair e sopravissana), fibre vegetali (canapa) e piante tintoree (guado) per arrivare a definire in fase prototipale quello che sarà il tessuto certificato 100 per cento umbro che mette in relazione due dei più importanti settori dell’economia regionale (agricoltura e tessile). Il tutto partendo da uno studio delle tradizioni tessili regionali attraverso attività innovative che si intersecano con i temi legati alla biodiversità, al recupero del patrimonio storico e delle tradizioni, al rispetto dell’ambiente e alla promozione del territorio attraverso le sue eccellenze. Le fibre tessili hanno rappresentato sin dall’antichità una risorsa importante nella storia dell’economia dell’Umbria, dove venivano utilizzate per la produzione di tessuti, cordame etc. Ancora oggi le persone più anziane ricordano il lavoro di raccolta e lavorazione delle fibre sino ad arrivare alla tessitura con i grandi telai. A partire dal secondo dopoguerra la produzione delle fibre tessili di origine agricola e zootecnica è stata progressivamente abbandonata a causa delle trasformazioni socioeconomiche, dei limiti normativi imposti dallo stato e dell’avvento delle fibre artificiali. La rilevanza storica e culturale delle fibre tessili è testimoniata oggi dall’attività del Museo della Canapa di Sant’Anatolia di Narco che rappresenta quindi un importante incubatoio di elementi culturali utilizzabili per migliorare la competitività delle imprese umbre, conciliando sempre tradizione e innovazione. Tessuti ed abiti “TUN”, realizzati all’interno dei laboratori del Museo della Canapa, del laboratorio di tessitura della casa di reclusione di Spoleto e della ditta Cardinalini & C. S.p.A. di Montecastrilli, sono stati appunto partendo dalle materie prime prodotte dalle aziende agricole coinvolte con l’assistenza tecnica di CIA Umbria e degli altri partner. Durante il convegno sono intervenuti tutti coloro che hanno preso parte attiva nel progetto, spiegando le caratteristiche salienti del compito svolto all’interno del progetto T.U.N. Dopo i saluti del Sindaco di Sant’Anatolia di Narco Tullio Fibraroli, che ha espresso soddisfazione per i risultati raggiunti e per la partecipazione delle molte persone presenti in sala, sono intervenuti Walter Trivellizzi in rappresentanza della Confederazione Italiana Agricoltori dell’Umbria rimarcando il ruolo propositivo ed operativo svolto dall’Organizzazione in tutte le fasi del progetto e Luciano Concezzi, 3A-PTA, ha parlato della Misura 1.2.4 del PSR dell’Umbria, enfatizzando come il partenariato del progetto T.U.N., visti gli importanti risultati ottenuti, debba necessariamente guardare al futuro nell’ottica di un ulteriore sviluppo e consolidamento del comparto agrotessile in Umbria. Sempre su questa linea sono intervenuti anche Carlo Renieri (Università di Camerino) e Marco Antonini (Presidente del Consorzio Arianne). Il convegno è poi proseguito con gli interventi dei partner impegnati nelle fasi agricola e manifatturiera del progetto. Simone Ceccobelli (Università degli Studi di Perugia) ha parlato della razza ovina Sopravissana, mostrando le caratteristiche e i punti di forza di questi ovini che da sempre popolano l’Appennino Umbro Marchigiano. Nigel Thompson (Consorzio Biella Wool Company) ha invece illustrato le fasi di lavorazione delle lane del progetto nonché lo studio fatto per migliorare la qualità della lana prodotta dagli allevatori, evidenziando infine i margini di miglioramento in termina qualitativi e quantitativi. Flavia Sbrolli (Ruber LAB), Glenda Giampaoli (Museo della Canapa) e Mara Cardinalini (Cardinalini S.p.a.) hanno poi illustrato le fasi di lavorazione dei tessuti e il confezionamento dei capi di abbigliamento presentati nella pomeriggio presso il museo della Canapa. Molto interessanti sono state le testimonianze delle aziende che hanno prodotto le materie prime per il T.U.N.: sono intervenuti Gianni Berna (Maridiana Alpaca S.p.a.) che ha parlato dell’allevamento di Alpaca e Mohair e della lana prodotta da questi animali; Angelo Chierici (Azienda Silvo Pastorale di Valle Oblita Soc. Coop. Agr.), allevatore di Sopravissana; Assocanapa e l’azienda Agricola Bernardo Laureti hanno invece illustrato la coltivazione della canapa, facendo emergere come punto focale l’importanza del ripristino della filiera produttiva di canapa da parte di una delle aziende di un territorio storicamente vocato a questa coltivazione. Infine è stato estremamente interessante ed apprezzato dal pubblico in sala l’intervento riguardante l’estrazione dell’indaco dalla pianta del guado, coltivato dalla Società Semplice Agricola La Fornace, per la cui estrazione è stata realizzato un prototipo dalla ditta Spapperi di Città di Castello con la collaborazione di Alessandro Butta, esperto di piante tintoree e tintura realizzata con metodi naturali. Dopo la fase convegnistica, che si è svolta durante la mattinata, si sono tenute presso i laboratori del Museo della Canapa attività pratiche di lavorazione della canapa, tessitura, tintura naturale con il guado, feltro e è stato possibile visionare i capi di abbigliamento sviluppati nell’ambito del progetto. In conclusione con il  progetto TUN  si recupera  un’antica tradizione e si promuove  innovazione utile ad avviare  nuove esperienze imprenditoriali di successo sperimentando e portando a valore il meglio del made in Italy.