Perugia: Taser alla polizia locale, per i gruppi consiliari di centro sinistra uno strumento pericoloso

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“Basta propaganda e politiche repressive”

   

 

A due settimane dalle Elezioni Politiche anticipate, la Lega ha portato nel Consiglio comunale di Perugia un atto in cui sollecita la propria Amministrazione Comunale a recepire una direttiva ministeriale risalente allo scorso mese di maggio contenente un sostanziale via libera all’uso del Taser, ovvero l’arma ad impulsi elettrici come strumento di difesa per la polizia locale, al termine del periodo di sperimentazione ritenuto necessario. Proporre oggi siffatto atto, prima che la stessa Polizia locale, da molti anni in deficit di organico e con ben altre difficoltà conclamate, lo sollecitasse, ci sembra assolutamente fazioso e propagandistico a prescindere dalle valutazioni di legittimità, opportunità ed efficacia dello strumento. La giurisprudenza, autorità sanitarie ed associazioni umanitarie, si sono già pronunciate spesso contro la adozione di quella che pare una “arma” a tutti gli effetti ed autorevoli studi scientifici (Cambridge University ed Amnesty International, tra i tanti) ne hanno evidenziato su base statistica la potenziale pericolosità, la “disinvoltura” con cui essa potrebbe essere utilizzata, pur da agenti adeguatamente formati, e l’effetto “amplificatore” sulla reazione che il suo uso potrebbe scatenare.

Il Consiglio Comunale, su proposta della Lega, già due anni fa aveva deliberato, con il fermo voto contrario di tutti i gruppi di centro sinistra, sulla adozione di questo strumento, andando conseguentemente a modificare il Regolamento Comunale in materia ed oggi l’Amministrazione avrebbe dovuto semplicemente adeguarsi alle linee generali stabilite a livello nazionale con il recente provvedimento. La maggioranza, dunque, torna alla carica nel pieno di una spigolosa campagna elettorale con una proposta superflua sul piano pratico, “spot” usato a scopi meramente strumentali, essendo a corto di altri contenuti. Deve essere chiaro che l’opposizione non sta contestando l’aggiornamento dei mezzi a disposizione delle forze dell’ordine, il cui ruolo sosteniamo con forza mettendoci sempre dalla parte del diritto di chi contrasta il crimine e non di quello di chi delinque, bensì la forzatura ideologica operata dentro le sedi istituzionali su uno strumento che consideriamo semplicemente inappropriato, per i motivi sopra esposti. Inoltre non siamo a contestare la gestione della “sicurezza” in città per partito preso, ma la costanza con cui i temi della punizione e della repressione ricorrono nell’agenda delle priorità cittadine e l’azione sistematica e strumentale con cui tali temi sono “rivenduti” a cittadini ed elettori, dimenticando nel contempo i veri bisogni della città e gli obiettivi che l’Amministrazione si era prefissata per renderla migliore e più accogliente.

Riteniamo che un’amministrazione che si concentra solo sui “mezzi” e non sui “fini”, anzi che trasforma il mezzo in fine, dopo oltre 3 anni di legislatura (addirittura 8 se consideriamo che Sindaco e Giunta hanno operato in sostanziale continuità, pur con una compagine di governo allargata), fotografi un evidente affanno da parte di chi governa e certifichi il fallimento del suo progetto politico a medio e lungo termine. La “sicurezza” era, sì, tra gli obiettivi di mandato, ma, secondo le linee programmatiche, si sarebbe dovuta perseguire attraverso il miglioramento della vivibilità e del decoro urbano, la riqualificazione delle aree degradate, l’eliminazione dei fattori di marginalità sociale ed il rafforzamento della coesione sociale. Il potenziamento dei mezzi in dotazione alla città ed alle forze dell’ordine era finalizzato in tale quadro ad stimolare questo processo, se accompagnato dalla implementazione dei luoghi e delle modalità di relazione con le istituzioni, dal recupero di spazi pubblici di socialità e creazione, dal rilancio di sviluppo economico e lavoro, da progetti di collaborazione in grado di connettere le persone tra loro e verso il bene comune. Invece, la Circoscrizione 4.0 ed il Piano Urbano di Mobilità Sostenibile non sono mai decollati, i grandi contenitori pubblici sono ancora chiusi ed “in cerca di autore”, Fontivegge e Centro Storico soffrono quanto e più di prima, il trasporto pubblico va alla deriva, i territori sono abbandonati a sé stessi e spesso isolati: basta quella ingombrante pensilina eretta tempo fa davanti alla stazione a raccontarci simbolicamente il fallimento dell’idea di città. In definitiva, ci sembra che di soldi pubblici in armi se ne spendano già abbastanza e che per garantire una diminuzione della violenza e una vera sicurezza per tutti urgano ben altri tipi di interventi.