Metalmeccanici umbri Fiom in assemblea: “Rilancio del settore e lotta per la pace”

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Circa 140 delegati di Perugia e Terni hanno fatto il punto su difficoltà del comparto e mobilitazioni in corso e future. Il segretario De Palma chiede investimenti e strategie a livello regionale, nazionale ed europeo: “Soldi per industria civile, non per armi”

   

“L’Umbria necessita di riscoprire il lavoro operaio, manifatturiero e industriale. Questa regione ha messo da parte per troppo tempo quella centralità del lavoro che l’ha fatta grande. Bisogna tornare a investire nell’industria per rilanciarla, e questo è un tema centrale che deve riguardare anche chi gestisce la Regione. Inoltre, noi metalmeccanici sappiamo che per ottenere migliori salari e qualità della vita bisogna avere un mondo in cui non ci sia la guerra. Per questo saremo alla Marcia della pace Perugia-Assisi e poi a Roma il 25 ottobre per manifestare e chiedere al governo di cambiare le politiche industriali e di sostegno ai lavoratori”. È quanto ha affermato e annunciato Michele De Palma, segretario generale nazionale della Fiom Cgil, intervenuto martedì 7 ottobre a Spoleto, in occasione dell’assemblea unitaria delle organizzazioni sindacali provinciali dei metalmeccanici Fiom Cgil di Perugia e Terni. All’incontro erano presenti circa centoquaranta delegati sindacali da tutte le principali aziende umbre del settore, tra cui i segretari generali Fiom di Perugia, Enrico Bizzarri, e Terni, Alessandro Rampiconi. Presente anche Andrea Corpetti, segretario regionale della Cgil Umbria.

Al centro, ovviamente, i temi nazionali, ma anche la situazione del settore metalmeccanico in Umbria. Si è innanzitutto fatto il punto sulla trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro nazionale ed è stata poi rivendicata e rilanciata la mobilitazione dei lavoratori per la pace in Palestina e la fine del genocidio a Gaza, che, è stato detto, “è una lotta per la dignità e l’umanità, ma che si collega strettamente alle nostre lotte sociali ed economiche: gli scioperi del 19 settembre e del 3 ottobre hanno avuto un successo al di sopra delle più rosee aspettative, con una media regionale di adesione superiore all’80 per cento”. Quindi l’appello a mobilitarsi nuovamente in vista della manifestazione nazionale ‘Democrazia al lavoro’ indetta dalla Cgil a Roma il 25 ottobre per chiedere aumento di salari e pensioni, una riforma fiscale e investimenti su sanità e scuola; per dire no al riarmo e alla precarietà.

Tornando a livello regionale, è stato ricordato come il settore metallurgico sia strategico per l’Umbria, rappresentando una delle principali voci del Pil regionale, coinvolgendo circa 20mila lavoratori e comprendendo il 65 per cento delle aziende artigiane. Dati questi forniti dagli stessi Bizzarri e Rampiconi i quali hanno illustrato la situazione nelle rispettive province.

“Nella provincia di Perugia – ha subito chiarito Bizzarri – la situazione è delicata, anche a causa di una serie di fattori internazionali come i dazi di Trump, l’aggressività sul mercato di Paesi come la Cina o la grave crisi dell’automotive. Tutti questi elementi possono apparire lontani, ma si stanno riflettendo pesantemente anche sulla nostra provincia. Registriamo vertenze in varie aziende e abbiamo già avuto un’espulsione massiccia di lavoratori interinali in un quadro di riduzione generale del lavoro e dei volumi produttivi”.

“A Terni – ha poi fatto il punto Rampiconi – la priorità è rimettere al centro l’industria come volano di sviluppo dell’intera regione e, soprattutto, l’accordo di programma Ast, su cui non abbiamo avuto ancora la possibilità di discutere un piano industriale messo a terra o i livelli occupazionali: nei prossimi giorni dovremo riprendere il tavolo di discussione con la proprietà e il nuovo management. Oltre al settore siderurgico c’è quello dell’automotive che a Terni è in forte declino a causa alle scelte che si stanno prendendo a livello europeo, con il divieto di vendita di nuove auto con motore termico entro il 2035, e a livello industriale, con il disimpegno di Stellantis. Abbiamo circa mille lavoratori il cui futuro è in discussione a causa delle scelte di Stellantis, non essendo ancora prevista una riconversione della filiera del tubo per il motore termico”.

“La metalmeccanica in Italia – ha fornito un quadro generale De Palma – è in difficoltà in alcuni ambiti, mentre in altri è in grande crescita. Il problema è che l’Unione Europea e il governo nazionale non stanno facendo politiche adeguate per sostenere il rilancio dell’industria del nostro Paese. Stiamo soffrendo sulla siderurgia e sull’automotive e questo comporterebbe la necessità di grandi investimenti: non soldi per riarmarci, quindi, ma soldi da investire nell’industria civile e nei lavoratori”.