Le parole del sindaco Bandecchi che siamo stati costretti a leggere sui social non sono solo sconcertanti, sono una ferita profonda per la nostra comunità e per chi crede nel valore delle istituzioni. Ridicolizzare la morte di migliaia di bambini, insinuare oscenità sulle bambine di Gaza, trasformare il dolore di un popolo in un insulto gratuito e in una provocazione da bar non è libertà di parola, è un oltraggio all’umanità.
Non si tratta di un episodio isolato, ma di un modo di intendere il potere che calpesta la dignità delle persone e banalizza tragedie che il mondo intero sta cercando di fermare. Quando chi ricopre una carica pubblica si permette di dire che i bambini uccisi non sono mai esistiti, oltre a mancare di rispetto a migliaia di famiglie in lutto, mostra di non avere coscienza di ciò che significa rappresentare una comunità. Non si possono usare parole così violente e disumanizzanti senza assumersi la responsabilità di ciò che provocano.
Il sindaco Bandecchi, nelle funzioni del suo ruolo, dovrebbe essere il primo garante del rispetto e del dialogo, e invece da sempre sceglie la via dell’insulto, della provocazione, dello scontro permanente. Ma qui siamo davanti a qualcosa di più grave, un attacco frontale ai valori costituzionali. L’articolo 54 della nostra Costituzione parla chiaro: chi ricopre funzioni pubbliche deve esercitarle con disciplina e onore. Non c’è onore in chi dileggia i morti, non c’è disciplina in chi usa le istituzioni come palcoscenico per offendere.
Questa vicenda non riguarda solo Terni, ma tutta la comunità regionale. Perché se accettiamo che un rappresentante delle istituzioni possa scrivere simili frasi senza conseguenze, stiamo dicendo che il linguaggio dell’odio è compatibile con la democrazia. Non lo è. Per questo chiedo a chi siede con lui in Giunta, ai colleghi in Consiglio e nelle istituzioni regionali e provinciali di prendere posizione, di condannare senza esitazione queste parole e, se necessario, di rimettere il mandato. Restare in silenzio significa avallare questa deriva.