La jazz singer Aurielle Sciorilli si è esibita per la prima volta in Italia

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Presso la Chiesa della SS. Annunziata, dalle ore 18.30, la sofisticata artista, accompagnata dal talentuoso pianista Léonide, vincitore nel 2013 del prestigioso concorso “Montreux Jazz Solo Piano Competition”, si è esibita in jazz standards  e in alcune canzoni in italiano tratte dal suo cd “Eros Blues”, titolo che ha dedicato al nonno Eros Sciorilli, direttore d’orchestra, pianista e autore di musiche di molte canzoni entrate nella storia della musica leggera italiana come “Tulilem blem blu”, “Birimbo birambo”, “I ragazzi del Juke-box”, “I colori della felicità”, “In cerca di te”, ”Cerasella”, “Non pensare a me”, “Sono una donna, non sono una santa” e tante altre. Del nonno Eros, ha cantato Amore e mare, Due pierrot, In cerca di Te, Inganno, Ispirazione, Non si fa l’amore quando piove; le canzoni jazz che ha proposto sono state My funny Valentine, Danny boy, Cry me a river, Why don’t you do right, How insensitive. Inoltre, Aurielle ha interpretato Estate di Bruno Martino, una delle sue canzoni italiane preferite. Aurielle Sciorilli è nata in Australia e vive a Parigi. Le sue prime influenze musicali sono state folk e country; per il suo quindicesimo compleanno le fu regalato l’album “Blue” della grande Joni Mitchell. Aurielle ne rimase affascinata e da quel momento decise che doveva cantare le sue storie. In quel periodo, Aurielle frequentò il Conservatorio Musicale per studiare il canto jazz. Tra il suo amore per il jazz e la sua origine di musica folk e country, Aurielle ha creato una delicata fusione tra i diversi generi. A 22 anni, si trasferì a Milano per conoscere la sua famiglia italiana e ottenne un contratto con la Sony Music per le sue composizioni. Suo padre, Ettore Sciorilli, era un noto cantautore e suo nonno Eros Sciorilli, un compositore e direttore d’orchestra di fama internazionale. La giovane cantante afferma:

“Ho approfondito la storia di mio nonno e ho scoperto che pubblicò più di 500 canzoni, interpretate da alcuni tra i migliori cantanti italiani e internazionali.  ‘Non pensare a me’ aveva vinto il Festival di Sanremo nel 1967. Mi è stato da subito chiaro che la sua musica era ancora attuale….. così ho deciso di presentarla a un nuovo pubblico, con nuovi arrangiamenti e sonorità jazz”.

Queste le origini di “Eros Blues”, un album di interpretazioni jazz delle composizioni di Eros Sciorilli del 2014, inciso a Parigi negli Studi La Frette, con gli arrangiamenti di Grégory Privat e Jerry Léonide. Jerry Léonide è nato nel 1984 nell’Isola di Mauritius. Iniziò a suonare all’età di sette anni aiutato dal padre chitarrista. Ben presto, il suo naturale talento lo rese uno dei più giovani pianisti, esibendosi con differenti complessi in stili musicali diversi. E’ soprattutto un autodidatta ma all’età di 17 anni avvertì il bisogno di frequentare una scuola di musica per approfondire il linguaggio jazz. Lasciò Mauritius e andò a Parigi. Ha avuto la possibilità di studiare con grandi maestri come Emile Spanyi e, nello stesso tempo, di esercitarsi sulle scene parigine. Jerry ha acquisito la reputazione d’essere uno dei più talentuosi e versatili pianisti della sua generazione. Le sue esibizioni sono state apprezzate da eminenti membri di giurie in competizioni jazz. Nel 2012, fu tra i tre finalisti al concorso “Nottingham International Jazz Piano” e, nello stesso anno, ottenne il primo premio al “Concours Boris Vian”. Nel 2013, vinse il prestigioso concorso “Montreux Jazz Solo Piano Competition”. The Key (ACT 9572-2) è il suo primo album. L’opera è dedicata alle sue Mauritius. La ricchezza di ritmi e melodia di quest’isola è ancora poco nota e questo progetto intende rivelarla, utilizzando il linguaggio jazz. La musica è espressa con grande poesia e il suo ritmo inusuale ma familiare: trasporta l’ascoltatore nel profondo dello spirito dell’oceano indiano. The Key è pubblicato con etichetta ACT Music. Il concerto si è tenuto nell’ambito della quarta edizione della manifestazione culturale estiva “Un Castello all’orizzonte” organizzata dai proprietari che hanno restaurato il borgo abbandonato, gli architetti Gennaro Matacena e Matteo Scaramella. Alla fine degli anni ’60, l’architetto americano Norman F. Carver definì il Castello di Postignano come l’archetipo dei borghi collinari italiani, tanto da riprodurre le imponenti case-torri del borgo, aggettanti l’una sull’altra, nella copertina del suo libro fotografico “Italian Hilltowns”. Il Castello di Postignano offre un’esperienza di turismo e di vita sostenibili, fatti di sostanza e di emozioni: sessanta case perfettamente restaurate nel rispetto dell’impianto medievale delle architetture, ma caratterizzate da tutte le risorse di una vivibilità moderna – un albergo “diffuso” – un ristorante/trattoria dove, la cucina semplice, l’attenzione alle tradizioni e alla qualità delle materie prime sono la sua filosofia – un wine bar “Vini e Oli dell’Umbria” – un centro servizi – l’antica chiesa, oggi luogo di eventi culturali, artistici e di intrattenimento; qui i restauri hanno svelato affreschi di antica bellezza, tra i quali una Crocifissionedel XV secolo apparsa dietro una parete crollata – una biblioteca – alcune botteghe artigiane – un centro benessere, la piscina, l’area all’aperto “Il giardino delle rose”.