Criticità del servizio di neuropsichiatria e psicologia clinica dell’età evolutiva del distretto del perugino

312

Criticità del servizio di neuropsichiatria e psicologia clinica dell’età evolutiva del distretto del perugino. Audizione in terza commissione

   

Audizione stamani in Terza commissione sulle criticità del Servizio di Neuropsichiatria e Psicologia clinica dell’età evolutiva del Distretto del Perugino (Usl Umbria 1), chiesta dal consigliere del Partito democratico Tommaso Bori. Vi hanno preso parte il responsabile della Neuropsichiatria e psicologia dell’età evolutiva della Usl Umbria 1, Angiolo Pierini, il direttore del Distretto del Perugino Usl Umbria 1, Barbara Blasi, e la dirigente psicologa psicoterapeuta della Usl Umbria 1, Francesca Ciammarughi. Gli intervenuti hanno posto all’attenzione della Commissione presieduta da Eleonora Pace le criticità di questo settore: la carenza di spazi e il problema di una sede unica per ottimizzare il lavoro e l’accesso degli utenti; la mancanza di strutture di ricovero ospedaliero per le patologie neuropsichiatriche acute che riguardano i minori; la mancanza di centri residenziali e semiresidenziali dedicati specificatamente all’età evolutiva e alle psicopatologie connesse alle problematiche sociali o ambientali. Il problema della sede da destinare a questi servizi si trascina da tempo:

“nel 2017 – ha spiegato Pierini – si era ipotizzato di utilizzare spazi al secondo piano di una palazzina di Madonna Alta di proprietà del Comune di Perugia ma, proprio perché non facente parte del patrimonio dell’Azienda sanitaria si ritenne non conveniente fare lavori su uno stabile di altri. Si pensò all’acquisto per razionalizzare le risorse e ciò è avvenuto nel 2019 ma la Direzione generale di allora non ha dato seguito al progetto. Nel 2020 il dottor D’Angelo disse di voler mantenere la sede al ‘Grocco’ liberando degli spazi occupati da altri servizi che sarebbero stati spostati per dotare la neuropsichiatria di altri ambulatori. Attualmente ci sono 15 operatori e solo 8 ambulatori. La pandemia ha bloccato tutto di nuovo, imponendo anche lo smart working per tre giorni e solo due in presenza, una misura giusta durante il lockdown, poi tramutata in soli due giorni di lavoro agile, ma si tratta comunque di un depotenziamento dell’attività clinica in presenza. I setting terapeutici a distanza si sono rivelati poco produttivi coi bambini, a parte le riunioni con gli insegnanti o i colloqui coi genitori. Decine di ragazzini autistici hanno interrotto il trattamento e arrivano nuovi utenti, dagli 8 ai 10 a settimana, le difficoltà logistiche sono accresciute. L’attività deve essere ripresa a pieno ritmo. L’ultima ipotesi di ampliamento degli spazi venuta dalla direzione aziendale è la collocazione a Villa Massari in un piano dell’ex psichiatrico, ma insistiamo sull’opportunità di tenere tutte le attività in unico posto, con un’unica segreteria e adeguata sala di attesa. Le problematiche emozionali si sono acuite con la pandemia e siamo ancora senza spazi di ricovero ospedaliero per minori e adolescenti, che vengono mandati in pediatria o in diagnosi e cura. È necessario investire in questo settore – ha concluso – perché in Umbria da 30 anni non viene fatta alcuna programmazione per questi servizi, di cui ci si ricorda solo a causa di emergenze o specifiche situazioni, senza mai un piano. E siamo in una situazione molto critica”.

Sulla ipotesi “Villa Massari”, la dottoressa Blasi ha ricordato che c’è un importante finanziamento statale e in parte della Regione che ha portato all’aggiudicazione dei lavori a una ditta che dovrebbe iniziare a lavorare a settembre.

“Cozza con la migliore organizzazione possibile – ha detto – quella di un’unica sede anche per il centro autismo, ipotesi che rimane valida anche se è difficile uscire dal vincolo attuale. Nel frattempo dobbiamo gestire le problematiche correnti, individuare spazi ulteriori senza spese per l’azienda, rimodulando l’articolazione degli orari e usando spazi esterni, che non sono la soluzione ottimale ma un tampone”.

Infine, la dottoressa Ciammarughi ha rimarcato le difficoltà

“in un momento significativo di casistica grave dovuto anche alla pandemia, con richieste estremamente gravose da parte dell’utenza, complicate dalla mancanza di spazi”, segnalando anche che “alle problematiche di ordine psicopatologico si aggiungono numerose richieste da parte dell’autorità giudiziaria inerenti casi di bambini con disagio familiare e situazioni di multiproblematicità”.

Dopo l’audizione il consigliere regionale Tommaso Bori (Pd) ha detto che

“l’audizione odierna è solo l’inizio di un percorso da fare in ausilio di un servizio di eccellenza messo in crisi dalla carenza di spazi, dai processi interrotti e poi cambiati per l’individuazione della nuova sede, dalla mancanza di strutture di ricovero ospedaliero e di centri residenziali e semiresidenziali, e quindi dall’aumento di utenza causato dalla pandemia, per cui si tratta di una priorità da affrontare subito”.

Paola Fioroni (Lega) ha detto che

“la collocazione futura dei servizi è stata portata all’attenzione del Direttore generale per un percorso da finalizzare entro breve. Attualmente ci vuole una soluzione ponte e so che la direzione sta valutando varie ipotesi per far funzionare al meglio i servizi. Certamente la mancanza di programmazione ha lasciato senza una una progettazione adeguata. Un ricovero necessario per i minori è una priorità. Ora c’è un progetto e bisogna dargli le gambe. C’è anche una rinnovata interlocuzione con l’Università su questi temi e in particolare sulla formazione specifica”.