Scomparsa Don Fanucci: il ricordo del Presidente Bacchetta e di Fora (Patto civico)

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Scomparsa Don Fanucci: il ricordo del Presidente Bacchetta e di Fora (Patto civico). “Una vita davanti a Dio”

“La nostra provincia si risveglia triste e più povera per la perdita di un uomo di Chiesa che ha saputo indicare ad intere generazioni nuove visioni culturali e spirituali”.

   

Così si esprime oggi il presidente della Provincia di Perugia Luciano Bacchetta che, insieme al consigliere provinciale eugubino Stefano Ceccarelli, esprime profondo cordoglio per la scomparsa di don Angelo Fanucci.

“Il ricordo che ci rimarrà – sono ancora le parole di Bacchetta – è di un religioso coraggioso, combattivo e capace di rompere gli schemi, entrando in sintonia soprattutto con le nuove generazioni, agli occhi delle quali ha interpretato un sistema diverso di valori e sensibilità. Il suo operato, anche in termini sociali con l’incessante impegno a favore della disabilità, lascia segni profondi sul tessuto non solo eugubino. E in chi lo ha incontrato e conosciuto più in profondità un’eredità importante che non può essere dispersa. Negli anni i suoi messaggi dirompenti non hanno lasciato indifferenti gli ambienti politici e culturali che con essi hanno avuto la possibilità e la fortuna di misurarsi. Il suo lascito pesante rimanga vivo e presente sul nostro territorio”.

“Il successo di una vita davanti a Dio, è legato al tasso di solidarietà che la caratterizza, me lo scrisse come dedica di un suo libro che mi regalò quando accettai di candidarmi come Presidente della Regione l’anno scorso ad agosto”.

Così il consigliere regionale Andrea Fora inizia il ricordo di Don Angelo Fanucci, fondatore della Comunità di Capodarco, scomparso questa mattina.

“Confidai a Don Angelo – fa sapere Fora -, che per molti anni è stato il mio riferimento spirituale oltre che il mio insegnante, tutte le mie titubanze su quella decisione che stavo per prendere e lui, con il suo solito sorriso, mi diede una pacca sulla spalla e mi disse ‘Figliolo mio, quando il mare è in tempesta c’è chi decide di attraccare la barca nel porto e chi decide di partire. Tu devi partire e affrontare il viaggio. Non lo fare per te, ma per tutti coloro che vogliono partire con te. Non importa dove arriverai, ma quello che raccoglierai durante il percorso’. Don Angelo Fanucci mi ha insegnato che le vite sono tutte uguali, mi ha insegnato che stando vicino agli ultimi si riceve molto più di quanto si offre. Mi ha insegnato che la solidarietà non è la gara di Telethon e il lavarsi la coscienza con un po’ di carità, ma l’emancipazione e la crescita delle persone e la tutela dei diritti, di tutti i diritti. Mi ha insegnato che non si può essere cristiani a metà, issando le bandiere della famiglia e della sicurezza e poi dimenticandosi delle persone fragili, degli immigrati, dei meno fortunati. Don Angelo, come tutte le grandi persone, non ha mai preso posizioni morbide, non ha mai tergiversato, non ha mai accettato mediazioni quando si trattava di difendere i valori fondamentali della sua vita. Una vita passata tra gli ultimi, tra i diversi, gli emarginati, lottando sempre con tutte le sue forze per tutelare a far crescere la sua più grande esperienza, la Comunità di Capodarco. È stato un prete rivoluzionario, spesso controcorrente e dirompente. In uno dei suoi ultimi scritti disse: ‘Rimaniamo fedeli al ministero, ma a volte, se ci capita l’opportunità di qualche ragionevole follia, non tiriamoci indietro. Papa Francesco, di ragionevoli follie, ne fa un paio al giorno’. Oggi, con la scomparsa di Don Angelo – conclude Fora – l’Umbria tutta è sicuramente più ‘povera’, ma ricca dei suoi tanti insegnamenti verso gli ultimi che sicuramente sono un tesoro prezioso per la comunità regionale. A maggior ragione in tempi così difficili e grigi in cui si fa spesso fatica a ricercare l’esercizio dell’ascolto e della comprensione dell’altro, privilegiando spesso facili egoismi e divisioni”.