Leo Cenci, un ‘super lavoratore’ prima di ‘super eroe’

1335

Leo Cenci, un ‘super lavoratore’ prima di ‘super eroe’. A qualche giorno di distanza dalla scomparsa dell’uomo ormai simbolo della lotta contro il cancro, il ricordo dell’imprenditore Lorenzo Campanile

   

Sono passati pochi giorni dalla scomparsa di Leonardo Cenci ma è ancora fortissima la sua presenza nella mente e nel cuore di chi gli ha voluto bene e ha apprezzato il suo impegno verso gli altri e nel combattere una tremenda malattia. Si è detto tanto del ‘Leo’, della sua genialità, stravaganza e vivacità. Il ‘Leo’ però è stato anche un infaticabile lavoratore, uno di quelli che rende orgoglioso il proprio datore di lavoro e contribuisce alla crescita di un’azienda.

Come testimonia in una lettera il titolare della Saci Professional, Lorenzo Campanile, ditta perugina dove Leonardo Cenci ha lavorato con ottimi risultati come agente di commercio, prima di dedicarsi alla ‘sua malattia’.

Sono passati pochi giorni da quando ci ha lasciato e solo oggi trovo la forza di scrivere qualche riga per il mio amico Leo. Fortunatamente in molti hanno ricordato e scritto di “SuperLeo”, il personaggio che noi tutti credevamo e speravamo fosse immortale e che la malattia ha reso così tanto amato e conosciuto. Ho avuto la fortuna di conoscerlo prima di tutto questo. Ho avuto l’onore di essere suo amico. La nostra è stata una amicizia nata in palestra. Mi piaceva infatti allenarmi con lui, perché la sua compagnia e il suo buon umore mi aiutavano a far passare velocemente quelle ore di fatica. Mi convinse persino a correre con lui, cosa che altrimenti da solo non avrei mai fatto. Durante le corse fatte insieme, ci siamo conosciuti più profondamente, ho cominciato ad apprezzare tante altre doti più nascoste di Leonardo, quelle doti che magari rimanevano nascoste dietro alla sua parte più rumorosa e divertente. Mi colpì la sua sensibilità, la sua generosità, la sua fragilità ma soprattutto la sua determinazione. Questa determinazione e voglia di mettersi in gioco, lo spinsero a lasciare un lavoro certo e sicuro per cominciare a intraprendere l’attività di agente di commercio e lavorare insieme. Fu una scommessa, ma lui la vinse a mani basse. La determinazione con cui ha lottato contro la sua malattia era la stessa che aveva quando vestiva i panni del venditore. Mi fa sorridere pensare che anche i suoi abiti da venditore erano ben diversi dall’abito buono che caratterizza gli uomini di vendita. Le sue camice colorate, gli occhiali bizzarri e il suo linguaggio erano del tutto non convenzionali, ma la sua competenza, la serietà e professionalità riuscivano a superare anche i pregiudizi dei clienti più ostili a tanta diversità. Leo, ovviamente era sempre di corsa. Attraversava con la sua caratteristica andatura a passi corti e rapidi il parcheggio dell’azienda, saliva le scale di corsa e anche nelle giornate più grigie regalava un sorriso con il suo frase di rito: “un saluto festoso a tutti!!!” Per noi era difficile stargli dietro, era un vulcano di idee, ci portava progetti impossibili. Non sempre siamo riusciti ad accontentarlo, ma adesso ancora stiamo beneficiando di tante sue iniziative che allora ci sembravano irrealizzabili. Leo era sempre al telefono. Sempre in contatto con i clienti che lo adoravano, sapevano che avrebbe fatto di tutto per accontentarli. Leo era sempre di buon umore, o almeno non faceva mai vedere che ci poteva essere qualche problema a turbarlo. Leo era un gran venditore, è stato più volte premiato come venditore dell’anno, il premio era più che altro simbolico, ma per me consegnarlo ad un amico lo rendeva ancora più speciale. Il suo carattere era speciale, Leo era un trascinatore ed infatti decidemmo che oltre alla vendita ci avrebbe aiutato anche nella formazione di altri venditori, perché era capace di trasmettere entusiasmo e voglia di fare. Un giorno lo chiamai per questioni di lavoro e mi rispose con una voce diversa dal solito, capii subito che doveva essere successo qualcosa di terribile.  Rispose al telefono quasi per errore e mi comunicò della sua malattia, ancora non aveva detto niente a nessuno, aveva una cartella clinica in mano e la voce incredula di chi ancora non sa che fare. Lo rividi dopo pochi giorni e già aveva vestito i nuovi abiti da Super eroe. Aveva già trasformato la paura in voglia di combattere e voglia di fare mille cose. Dovemmo tutti, a malincuore, accettare la sua volontà di lasciare il lavoro, ma ci scambiammo la promessa che in qualunque momento avesse voluto, un posto per lui qui da noi ci sarebbe stato. Lasciò il lavoro per dedicarsi a tantissimo altro, a quello che poi tutti hanno visto e di cui si continuerà a parlare per molto. Ci ha lasciato una eredità immensa Leo, ci ha mostrato un modo nuovo di affrontare le difficoltà e ci ha insegnato a dare il giusto valore alle cose. È successo tutto da così poco tempo che scrivere queste poche righe mi costa fatica ed è difficile trattenere la commozione, ma nonostante tutto parlare di Leonardo fa inevitabilmente sfuggire un sorriso. Grazie amico mio.

Un saluto festoso a te Leo!