La filiera dell’olio e l’Attività Frantoiani Umbri nel focus di Assoprol e Aufo

1043
   

Affrontare la complessità e le criticità della filiera dell’olio in Umbria, partendo dalla pratica agricola, passando per la trasformazione e il confezionamento fino alla qualità del prodotto. È questo il percorso che ha tracciato ‘Total quality management nel settore oleario’, venerdì 3 marzo, l’incontro organizzato dall’Associazione umbra frantoi oleari (Aufo) e Assoprol nella nuova sede di Confagricoltura Umbria in via Catanelli a Ponte San Giovanni di Perugia. Presenti, Marco Viola e Antonio Bachetoni, rispettivamente presidente di Aufo e Assoprol Umbria, Marco Caprai, presidente di Confagricoltura Umbria, e Fernanda Cecchini, assessore alle politiche agricole e agroalimentari della Regione Umbria.

“I frantoiani e tutta la filiera di settore – ha commentato Caprai – svolgono un’attività fondamentale per la qualità dell’olio e permettono alla regione di mantenere il patrimonio olivicolo. Oggi bisogna cercare di portare avanti il tema della qualità facendo però anche quantità”.

“Noi – ha spiegato Viola – abbiamo un settore in grande difficoltà perché c’è poca produzione. Creiamo questi incontri per far rete tra frantoiani, ma anche a sostegno di tutta la filiera produttiva. Oggi è una giornata molto importante perché si affronta il tema sia dal punto di vista olivicolo, con la gestione e la sostenibilità delle buone pratiche agricole, che da quello della trasformazione facendo particolare attenzione alle problematiche dei contaminanti. Questi stanno diventando un aspetto fondamentale nella comunicazione della qualità nei mercati. Fare rete significa promuovere e crescere dal punto di vista produttivo e noi come associazione possiamo fare molto anche per dare informazioni sulla qualità del prodotto”.

Proprio in fatto di qualità

“l’olio umbro – ha spiegato Bachetoni – non ha mai avuto niente meno di altri oli italiani, anzi. Abbiamo una Dop (Denominazione di origine protetta) che percorre tutta la regione, divisa in cinque sottozone, che valorizza l’olivicoltura. Quello di cui abbiamo bisogno è un rinnovamento del patrimonio olivicolo, vecchio per tante motivazioni. Oggi ci sono i mezzi tecnici e agronomici che permettono di rinnovarlo, di aumentare il quantitativo di oliva perché solo il 3 per cento della produzione italiana avviene in Umbria ed è insufficiente, soprattutto se si pensa che qui viene imbottigliata una grossa percentuale del prodotto nazionale. Bisogna produrre di più e a costi più bassi. I produttori chiedono alla Regione la tempestività di erogazione dei fondi e sostenibilità degli investimenti”.

“Parliamo di un settore importante – ha dichiarato Cecchini – che trasmette i connotati di un’Umbria che è fatta non solo di olio di pregio per l’alimentazione ma anche di olivicoltura come qualità ambientale del paesaggio. Abbiamo riportato un risultato secondo me straordinario dal negoziato europeo perché nell’ultimo Comitato di sorveglianza ci è stato dato il riconoscimento dell’agroambiente per sostenere l’olivicoltura che dà una minore produzione ma una maggiore qualità. È un aiuto ai tanti produttori. A fronte di 30mila ettari di uliveto in Umbria sono oltre 20mila i proprietari a testimonianza che è una realtà molto frammentata ed è complicato portare avanti un’attività che dia un bilancio robusto. Poi c’è il Programma di sviluppo rurale per l’Umbria che ha sostenuto buona parte degli investimenti in ambito di innovazione agricola nelle aziende e anche questo è uno strumento importante”.