Perugia all’avanguardia per la formazione di nuovi professionisti

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Perugia all’avanguardia in Italia per l’interpretazione giudiziaria. Riprenderà infatti il 16 gennaio, dopo la pausa natalizia, uno dei primi corsi di formazione professionale in Italia dedicati a questo importante aspetto del diritto, promosso nel capoluogo umbro dal Corso di Mediazione Linguistica che, proprio nel 2016, festeggerà i primi 40 anni di attività. Un tema delicato e non solo per addetti ai lavori, visto che il “diritto all’interprete” è sancito dalla Costituzione con l’art.111 sul giusto processo, regolato nel Codice di procedura penale e ribadito dalle principali carte dei diritti umani ratificate dall’Italia. Ma nonostante ciò, e malgrado una precisa direttiva del Parlamento europeo (la 64 del 2010), ancora scarsamente regolamentato nel nostro Paese.

“Per questo – spiega Isabella Preziosi, interprete professionista e responsabile del progetto formativo – c’è ancora molta confusione sulla nostra professione, e questo penalizza i cittadini, gli operatori e lo stesso sistema giudiziario”.

Il corso, esempio di proficua collaborazione tra funzionari giudiziari e istituzioni di formazione locali, prepara lo studente sul sistema giudiziario italiano e sulla lingua del processo penale, sulle tecniche di interpretazione e sul metodo di individuazione delle fonti, sulla ricerca terminologica e sulla deontologia specifica di questo ambito.

“Oltre alle varie lezioni – prosegue Preziosi – abbiamo ospitato all’Istituto di Mediazione Linguistica di Perugia anche incontri con importanti professionisti, come Massimo Ricciarelli, Consigliere della Suprema Corte di Cassazione, che sabato 19 dicembre ha tenuto un intervento sul ruolo dell’interprete e del traduttore nel processo penale nel quadro della normativa italiana ed europea più rilevante”.

Sono poi già intervenuti il vicario del Questore, Massimo Gambino, per parlare di indagini preliminari, e l’ispettore Filippo Cagnoni della Polizia postale, che è intervenuto sulla questione intercettazioni.

“Attualmente – prosegue la responsabile del corso perugino, che segue quelli attivati dall’Università di Bologna e dall’Università di Trieste – le regole per l’individuazione degli interpreti variano da Tribunale a Tribunale”.

Ad esempio, chi lavora per il tribunale di Perugia come interprete giudiziario non deve necessariamente avere una qualifica specifica:

“bisogna iscriversi al ruolo degli interpreti della Camera di Commercio dichiarando di aver svolto attività come traduttore, senza dover dimostrare conoscenza giuridica, competenze specifiche nelle tecniche di interpretazione, come l’interpretazione simultanea, o aver sostenuto esami di lingua italiana”.

E visto poi che le liste di interpreti per le lingue meno diffuse sono esigue, può capitare che si faccia ricorso ad elenchi informali, quindi con ancora minori garanzie sulle reali competenze degli interessati”. Un approccio altamente diffuso in tutta Italia che, tanto per rimanere agli ultimi anni, ha causato anche errori giudiziari e gaffe internazionali.

“C’è il famoso caso del sospettato tunisino dell’omicidio Yara Gambirasio – prosegue Preziosi – che venne arrestato in viaggio, già in mare aperto, per una cattiva interpretazione di una frase intercettata, o quello dell’ex ministro di Tony Blair, che arrivato in Italia per testimoniare non poté deporre perché l’interprete del Tribunale non era in grado di comprendere e tradurre”.

Storture a cui si accompagna anche uno scarso riconoscimento economico di una professione per cui è richiesta, a livello europeo, un’altissima specializzazione e che, in un mondo sempre più interconnesso, potrebbe schiudere ottime prospettive occupazionali a tanti giovani.