Gruppo Lega Gubbio: proposta di legge regionale sulla famiglia

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Gruppo Lega Gubbio: proposta di legge regionale sulla famiglia. L’obiettivo è rafforzare il ruolo della donna e non sminuirlo”. I consiglieri Carini, Baldinelli e Pascolini rispondono al comunicato stampa del sindaco e dei gruppi di maggioranza

“Vogliamo far presente a sindaco e maggioranza che parliamo di una proposta di legge per le politiche familiari e non di una proposta che vuole sconfessare le parità di genere e tantomeno sminuire il ruolo della donna all’interno della famiglia”.

   

Ad affermarlo i consiglieri del Gruppo Lega Michele Carini, Angelo Baldinelli e Stefano Pascolini in riferimento alla nota stampa del sindaco Stirati seguita da quella dei gruppi di maggioranza riguardo la proposta di legge regionale del gruppo Lega sulla famiglia.

“Al contrario con questa proposta si pone al centro il ruolo della donna quale generatrice di vita tutelandola ed aiutandola nel suo libero percorso di madre potenziando i consultori pubblici e mettendoli in rete con quelli privati e tutelarla anche nel suo percorso lavorativo introducendo politiche di welfare aziendale. Nessun diritto viene calpestato partendo dalla libertà di decidere se interrompere o meno la gravidanza. La politica ha il dovere di rimettere al centro delle politiche la famiglia, quale attore principale per affrontare le nuove sfide economiche e sociali e soprattutto fare fronte ad una denatalità che contraddistingue la nostra regione conseguenza di politiche sbagliate. La fascia appenninica registra il più alto tasso di denatalità, lo dicono i numeri e i parti nell’ospedale di Branca dove nel 2018 il reparto di ostetricia ha rischiato la chiusura e solo grazie al contributo della mobilità attiva ancora possiamo contare su questo importante presidio. Pertanto è incomprensibile come la politica locale non si accorga di ciò e si scandalizzi se viene previsto un sostegno economico alla natalità spacciandolo per una monetizzazione o addirittura per una privazione di libertà di scelta della donna. Riteniamo che sia doveroso un cambio di passo e che ci sia un approccio non ideologico come è successo in Veneto dove anche le minoranze hanno votato una legge che riprende quella proposta in Umbria, dove in Toscana anche le associazioni pro-vita fanno parte della rete consultoriale e dove in Emilia Romagna la mediazione familiare viene promossa a livello territoriale. Dall’assessore alle Politiche Sociali del comune capofila della Zona sociale 7 ci si aspetta un approccio meno ideologico sul tema e ci aspettavamo una argomentazione che motivasse la sua posizione nella seduta del Cal, unico no tra 23 amministratori umbri di ogni colore politico. In uno dei prossimi consigli comunali discuteremo il nostro Ordine del giorno così capiremo veramente quale orientamento la politica locale avrà sul tema e quale ruolo avrà la famiglia per questa amministrazione”.