Confcooperative (Di Somma): “Misura incompiuta e penalizzante per le cooperative e per i lavoratori svantaggiati”

341
   

Quella del reddito di cittadinanza è una riforma complessa che si presta a letture differenti e generalmente contrastanti. Per Confcooperative è risultata incompiuta e penalizzante per le imprese cooperative associate. “E’ una misura delicatissima in quanto entra nella carne delle persone e delle famiglie e che pertanto non andrebbe affrontata in maniera generica e in ogni caso al netto delle storture che si sono verificate e che andranno accertate dalle autorità competenti” così dichiara il Presidente regionale di Confcooperative Carlo di Somma. “Dal nostro punto di vista imprenditoriale, lavorativo e sociale la misura andava necessariamente rivista e auspicabilmente di concerto con il mondo della cooperazione che sul tema dell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati ha qualcosa d’importante da dire e soluzioni da proporre frutto di una storia trentennale che nasce dalla legge 381/1991 che disciplina le imprese cooperative sociali d’inserimento lavorativo. Probabilmente la riforma del Reddito di cittadinanza andrà connessa anche con la revisione della stessa Legge 381 – prosegue Di Somma – ampliando magari la platea delle tipologie di persone da reinserire nel mercato del lavoro in maniera da contemperare anche gli ex percettori del reddito di cittadinanza”.

“Il reddito di cittadinanza non ha generato problemi solo alle cooperative sociali d’inserimento lavorativo” prosegue il Direttore Regionale di Confcooperative Lorenzo Mariani. “Nella nostra regione riscontriamo difficoltà enormi di molte imprese cooperative nel reperire manodopera – qualificata e non – in molti comparti: dall’agroalimentare alla logistica, dalle costruzioni alla meccanica, dalle pulizie alla ristorazione e al turismo. Il Governo dovrebbe a nostro avviso condividere con le Associazioni Imprenditoriali e sindacali percorsi formativi brevi delegando ad esse anche azioni di affiancamento e tutoraggio. La Pubblica Amministrazione – prosegue Mariani – dovrebbe invece tornare a scommettere sulle cooperative sociali d’inserimento lavorativo destinando ad esse almeno il 5%  degli appalti e servizi”.

“Come Confcooperative su sollecito delle nostre cooperative sociali di Terni – concludono Di Somma e Mariani – abbiamo avviato insieme a Confindustria un percorso di condivisione per declinare operativamente e in tempi stretti e in tutta l’Umbria al pari delle regioni Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia e Friuli l’art. 14 del D.lgs n. 276/2003. Esso prevede l’assolvimento dell’obbligo d’inserimento in quota di persone disabili di cui alla Legge n. 68/1999 attraverso la stipula di convenzioni quadro su base territoriale, validate da parte della Regione, aventi ad oggetto il conferimento di commesse di lavoro alle cooperative sociali medesime da parte delle imprese associate o aderenti. Sul tema abbiamo riscontrato il sicuro interesse di CNA Umbria ma il percorso andrà certamente condiviso da tutte le altre Associazioni del mondo imprenditoriale, cooperativo e sindacale per arrivare a proporre in autunno alla Regione un testo di una convenzione quadro congiunta”.