A Gubbio un deciso NO al piano rifiuti della Regione e all’utilizzo di CSS nei cementifici

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A Gubbio un deciso NO al piano rifiuti della Regione e all’utilizzo di CSS nei cementifici. In contemporanea manifestazioni di protesta anche a Perugia, Terni e Spoleto

Il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani, intervistato da Corrado Formigli a “Piazza pulita”, ha detto che le industrie con un maggiore impatto ambientale sono le acciaierie, la carta e i cementifici.
A Gubbio i cementifici sono due: Barbetti e Colacem, abbracciano Gubbio da nord-ovest a sud-est e in un report dell’EEA (European Environment Agency) del 2011 sono nell’ordine il primo e il secondo in Italia per danno ambientale e tra le 622 industrie che hanno creato maggior danno all’ambiente in Europa. Si può pertanto comprendere la preoccupazione degli abitanti del territorio e le tante proteste per impedire che oltre a tutto quello che si è già bruciato in decenni di attività dei forni, arrivi anche il CSS da rifiuti: “rifiuto, non rifiuto derivato dai rifiuti” come ebbe a dire Giuseppe Mininni del Ministero dell’Ambiente a TRG nel 2020.
La postazione di Gubbio per la mobilitazione regionale di oggi era nel piazzale della scuola della frazione di Semonte, nei pressi di uno dei due possenti cementifici. Almeno 400 le persone presenti, distanziate e con mascherine nel rispetto della normativa Covid, molti gli interventi. La gente vuole vederci chiaro e chiede a gran voce che si valutino tutti i fattori di rischio ambientale presenti da decenni nella Conca Eugubina, a causa di impianti insalubri di prima classe. Sono decenni di emissioni inquinanti, metalli pesanti, polveri sottili, diossine nell’assenza di dati epidemiologici e indagini sanitarie approfondite.
Come si è potuto leggere in cartelli e manifesti, il Comune di Gubbio, la Usl territoriale e i Comitati chiedono la V.I.A. (valutazione di impatto ambientale). Si vuole sapere che cosa abbiamo respirato fino ad ora e che cosa stiamo respirando. Oggi a Semonte di Gubbio si è confermato in maniera decisa il NO all’uso del CSS nei cementifici Barbetti e Colacem e al trattamento di rifiuti anche pericolosi alla Maio Tech, sita nella frazione di Padule.
Si è chiesto che il piano regionale dei rifiuti sia volto al conseguimento della strategia Rifiuti Zero, senza incenerimento e discariche; che i fondi del Recovery Plan siano impegnati per una vera economia circolare (recupero di materia e riciclo) e per una transizione energetica ecosostenibile, non per la produzione di CSS da bruciare nei cementifici; che siano fondamentali la tutela della salute e un piano di prevenzione primaria dalle esposizioni inquinanti; che venga subito riattivato il Registro dei tumori. La salute e l’ambiente non sono beni negoziabili!
L’Umbria che si auspica è quella degli Ecodistretti e non quella dell’immondizia che non tiene in alcun conto l’identità di una regione ricca di città d’arte.