Trasporto pubblico in Umbria verso il risanamento

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Trasporto pubblico in Umbria verso il risanamento. Melasecche: “Lavoro durissimo ma passi avanti importanti. Critiche ingiuste e strumentali”

“Siamo solidali con i lavoratori in cassa integrazione ma respingiamo con forza le critiche ingenerose, palesemente strumentali, che alcuni sindacati rivolgono a quanto con enorme fatica si sta facendo per risanare il sistema del Trasporto pubblico regionale dalla voragine dei debiti costati agli umbri cifre iperboliche ed infrastrutture, come la FCU, in gran parte ridotta a pascolo per capre”.

   

È quanto replica l’assessore regionale ai trasporti, Enrico Melasecche, al documento diffuso dalle Organizzazioni sindacali dei trasporti dell’Umbria.

“Invece di rivolgere i propri strali contro coloro che hanno distrutto le vecchie società di trasporto, APM, Spoletina, ATC, FCU che avevano anch’esse molti problemi ma non meritavano di essere travolte da scandali ed incapacità gestionali, i sindacati lanciano attacchi a testa bassa contro chi sta lavorando con professionalità e determinazione per voltare pagina. Sorge legittimo il dubbio che si preferiva la babele precedente. Precisiamo intanto, che non è vero che la riduzione temporanea dei trasporti è decisione regionale ma è conseguenza diretta ed obbligatoria delle decisioni del governo nel periodo del coronavirus. La percentuale degli autobus oggi in circolazione è frutto dei dati forniti dalle società di trasporto e della osservazione quotidiana su strada, con la Regione che controlla ed indirizza ma con Comuni e Province concessionarie dei servizi che possono decidere quali corse aumentare, come si sta facendo, a seconda delle reali necessità. Tra l’altro numerosi mezzi sono stati implementati proprio su indicazioni formali dall’assessorato regionale e non risultano disservizi anche se, ad offerta modulata sulla domanda, la gamma delle precedenti corse e per ora ridotta. La Regione non “risparmia” un bel niente sulla pelle dei lavoratori ma, cosa ben diversa, cerca disperatamente di ridurre i debiti causati dal precedente consociativismo; appare singolare sotto certi aspetti questa sorta di rivendicazione dei sindacati a favore dell’aumento del fatturato del proprio datore di lavoro in danno delle casse pubbliche esauste. Le esigenze odierne di mobilità, piaccia o meno a chi vorrebbe che facessimo circolare centinaia di autobus vuoti, inquinando e condannando l’Umbria a togliere risorse da assegnare alle imprese, alla cultura, al turismo, alla ripresa economica, alla ricerca, al sociale, sono rapportate alla fase attuale, con scuole chiuse, molte aziende in attesa di poter riaprire, moltissime società private ed enti pubblici, come la Regione, Province e Comuni che lavorano in smart working. Risibile poi quanto ci viene addebitato sulla FCU: stiamo lavorando alacremente in un non facile confronto con il Governo ed i vertici di Rete Ferroviaria Italiana: fervono i lavori sulla tratta Perugia S.Anna-Ponte San Giovanni e tra un anno e mezzo è prevista la riapertura, dopo aver rimosso problemi che per anni avevano impedito la prosecuzione dei lavori. Siamo molto vicini ad una definizione delle tecnologie necessarie a scongiurare la chiusura del tratto Città di Castello-Ponte San Giovanni con novità di assoluto interesse che comunicheremo appena ne avremo l’ufficialità e che consentiranno di velocizzare il treno e ridurre in modo significativo i tempi della corsa. Quanto al totale rifacimento degli altri due percorsi, verso San Sepolcro e Terni i sindacati invece di inveire contro la Regione facciano pressioni con noi nei confronti del Governo per finanziare quelle opere vergognosamente ereditate nell’abbandono, come la “metropolitana di superficie” Terni-Cesi, costata moltissimo ma ferma da anni ad un passo dalla conclusione. Rilanciare posti di lavoro” moltiplicando i debiti, come pretendono i sindacati, è pratica malsana che porterebbe direttamente ad un aumento generalizzato delle imposte regionali che questa Giunta vuol invece bloccare e, in futuro, se sarà possibile, ridurre. Ci si addebita la tanto annunciata Agenzia per la Mobilità che ancora non prende il via.  Se fosse stato facile lo avrebbe fatto già molti anni fa chi ci ha preceduto e la situazione sarebbe di gran lunga migliore. Ma, nonostante si cammini sui carboni ardenti, si sono fatti passi avanti nell’accordo con le banche, ultimo diaframma che ci separa dalla formale costituzione dell’Agenzia, risultato fino a poche settimane fa tutt’altro che scontato. L’invito rivolto dai sindacati ai “cittadini umbri per unirsi alla protesta” appare molto singolare. Così come il richiamo: “non fatevi derubare il diritto al servizio. La verità è che sono trascorsi appena sei mesi da quando i cittadini hanno già manifestato democraticamente con il voto la propria volontà di cambiamento interpretata dall’attuale governo regionale ed i risultati si stanno vedendo tutti. Sarebbe quanto mai utile, invece di fomentare altro caos, fare proposte concrete che non si basino sulla semplicistica equazione: più autobus vuoti = più posti di lavoro = più debiti della Regione; significherebbe rinunciare al progetto di risanamento. Le vecchie logiche “tanto paga qualcuno” hanno prodotto danni incalcolabili; abbiamo comunque chiesto al Ministro un provvedimento in sanatoria del passato, analogo a quello concesso tre anni fa ed attendiamo ancora una risposta. Abbiamo aperto un confronto con i vertici di Busitalia e, grazie al supporto dei nostri legali, intendiamo entro poche settimane definire la vicenda delle somme arretrate lasciando alle spalle un altro dei problemi fin qui insoluti ed insolubili. Quanto al Fondo Nazionale Trasporti, non posso non ricordare che è erogato dallo Stato per far fronte alle esigenze di un programma di esercizio regionale sempre più efficiente i cui costi debbono essere coperti dal 35% degli introiti. Noi oggi copriamo solo il 22 per cento con il rischio di una gravissima penalizzazione di circa 6 milioni.  Quanto infine alla liquidità che i sindacati chiedono per conto delle aziende ribadisco che abbiamo saldato tutte le fatture regolari fin qui presentate relative al primo bimestre 2020 e che faremo entro breve tutto quanto è nelle nostre possibilità per anticipare anche quelle relative ai mesi del coronavirus. Sono fiducioso – ha concluso Melasecche – che l’azione riformatrice intrapresa dalla presidente Tesei porterà a breve anche su questo fronte risultati che cittadini e lavoratori non potranno non apprezzare”.