Recovery Plan: esce il rapporto Legambiente per l’Italia, i progetti per l’Umbria

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Recovery Plan: esce il rapporto Legambiente per l’Italia, i progetti per l’Umbria. Next Generation EU: ecco i progetti per un’Umbria più verde, innovativa e inclusiva

   

Un’Italia più verde, più vivibile, innovativa e inclusiva. Così potrà diventare la Penisola da qui al 2030 se saprà utilizzare al meglio la straordinaria opportunità e le risorse che l’Europa ha messo a disposizione dell’Italia con il Next Generation EU. Di ciò ne è convinta Legambiente che, nel giorno in cui viene audita in Parlamento in Commissione Ambiente della Camera dei deputati, per dare una “scossa” alla recente discussione poco centrata sui contenuti presenta il suo Recovery Plan, frutto di un lungo dialogo durato 5 mesi con istituzioni, imprese, associazioni, sindacati, e di una scrittura collettiva e condivisa.

Nel documento l’associazione ambientalista descrive, regione per regione, quelle che a suo avviso sono le opere da realizzare e quelle da evitare, indicando in maniera chiara come spendere i quasi 69 miliardi di euro destinati per la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e i 32 miliardi destinati alle “Infrastrutture per la mobilità sostenibile”. I progetti proposti per l’Umbria riguardano il dissesto idrogeologico, la gestione delle risorse idriche, la mobilità sostenibile, le aree interne e la valorizzazione del parco dei Sibillini, mentre per quanto riguarda l’economia circolare e la gestione sostenibile dei rifiuti la discussione sabato 6 febbraio, dalle ore 10 alle 12.30, nel corso dell’EcoForum regionale. La seconda sessione del forum, che avrà come ospite anche il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, sarà infatti dedicata alla discussione sulle opportunità che il Recovery Plan potrebbe offrire al nostro Paese e alla nostra regione per potenziare la costruzione di un’economia circolare sciogliendo i tanti nodi che la bloccano o rallentano.

L’appuntamento di sabato sarà in versione ibrida, con uno studio allestito presso la Sala della Conciliazione nel palazzo comunale di Assisi, dove si alterneranno alcuni ospiti in presenza e molti altri invece collegati via web, ha l’obiettivo di promuovere le buone pratiche che vengono dai Comuni e facilitare la discussione tra gli attori (imprese, istituzioni e cittadini) dell’economia circolare in Umbria. Sarà possibile seguire i lavori collegandosi ai canali social di Legambiente Umbria.

I PROGETTI DA FINANZIARE PER L’UMBRIA:

Dissesto idrogeologico. L’Umbria è tra le regioni italiane che hanno il primato di avere nel 100% dei comuni aree a rischio idrogeologico. Edifici costruiti su aree esondabili, frane e smottamenti, per non parlare del rischio sismico che affligge frequentemente la regione. A questi problemi si aggiungono gli eventi climatici estremi che determinano alluvioni, come accaduto nel recente passato nel tuderte e nell’orvietano. Occorre investire per delocalizzare e mettere in sicurezza le infrastrutture e gli edifici, come per gli edifici più a rischio lungo il Tevere a Perugia e più in generale lungo i corsi d’acqua dell’Umbria, rinaturalizzare e rinverdire gli spazi urbani, diminuendo l’impermeabilizzazione dei suoli, oltre che attrezzare moderni ed efficaci sistemi di protezione civile per gestire gli eventi calamitosi o semplicemente per mantenere l’allerta e l’informazione necessaria per i cittadini.

Risorse idriche. Il rischio di desertificazione riguarda anche l’Umbria, nonostante sia la regione “verde” anche grazie a un territorio ricco di sorgenti e di risorse idriche. Negli anni però sono state gravemente inficiate dalla crisi climatica, dall’uso indiscriminato e talvolta abusivo delle risorse fluviali, dai prelievi per gli usi commerciali delle acque sorgive (secondo i dati ISTAT l’Umbria registra il dato pro capite più elevato di prelievo di acque minerali) e dalla perdita di qualità ambientale di fiumi e laghi per le attività industriali e agricole. Occorre anzitutto intervenire sulle infrastrutture del servizio idrico, oggi gravemente carenti, sia sugli acquedotti (i più recenti dati ISTAT segnalano perdite totali medie intorno al 55% a livello regionale – con picchi a Gubbio, Spoleto e Terni – contro una media italiana del 42% e un obiettivo di almeno il 37%) che sulla depurazione (con impianti per lo più sotto dimensionati da adeguare). Nel campo della depurazione si utilizzi al massimo l’enorme potenziale dei fanghi per la produzione di biogas e biometano.

Mobilità. Attualmente i dati umbri sono tra i peggiori dell’intero Paese: un tasso elevatissimo di veicoli per abitanti, una elevata dispersione urbana che costringe e alimenta l’uso del mezzo privato a discapito di quello pubblico, un continuo depauperamento delle infrastrutture per il trasporto pubblico locale e non. Per affrontare questa situazione vanno finanziati i PUMS (Piani urbani Mobilità Sostenibile) che diversi Comuni umbri hanno realizzato (Perugia, Foligno, Spoleto, Terni e Narni, Città di Castello) e va strutturata la rete del trasporto ferroviario regionale. Tra le opere necessarie:

Raddoppio tratta ferroviaria Spoleto-Terni. L’infrastruttura consiste nella realizzazione di una nuova linea ferroviaria, che costituisce un collegamento “diretto”, quasi interamente in galleria, tra le sta- zioni di Terni e Spoleto, di circa 22 km di lunghezza. In questo modo verrà realizzato il raddoppio di una delle tratte più frequentate e prioritarie dell’intera direttrice Orte-Falconara e che presenta costanti criticità per i pendolari della zona.

Potenziamento della rete ex Ferrovia Centrale Umbria (FCU). Mentre nella parte nord dell’infrastruttura, che collega Città di Castello (PG) con Ponte San Giovanni, i lavori di ristrutturazione si sono conclusi, la tratta di circa 75 km Terni-Ponte San Giovanni è ancora ferma. Con la realizzazione del potenziamento si creerà la possibilità di sviluppare i servizi metropolitani di Perugia e Terni, dove si concentra gran parte della domanda sistematica di trasporto. Inoltre, va risolta la situazione drammatica per i pendolari della ex FCU perché il servizio, dopo essere stato bruscamente interrotto, non è stato ancora ripristinato interamente, e i treni ripristinati viaggiano a una velocità inferiore ai 50 km/h. Ciò ha prodotto nel 2017 e 2018 un crollo del numero di abbonamenti. Raddoppio ferroviario Foligno-Fabriano. L’intervento consiste in una tratta del raddoppio, già in parte attuato, della intera linea Orte-Falconara, strategica per il collegamento della costa adriatica con la Capitale. La tratta Foligno-Fabriano è prevista prevalentemente in variante di tracciato e in galleria, per una estensione complessiva di 54 km. L’opera fu inserita già nel 2002 nelle “infrastrutture di preminente interesse nazionale” ma continuano a mancare anche le risorse per la progettazione definitiva.

Aree interne e rurali. La configurazione regionale dell’Umbria richiede politiche innovative per le aree interne (borghi e piccoli comuni) puntando sull’indipendenza energetica, la diffusione delle rinnovabili, la digitalizzazione, la realizzazione di percorsi cicloturistici e servizi a supporto del turismo slow. Va sostenuta la transizione del modello agricolo, attualmente caratterizzato da colture intensive e monocolturali (tabacchicoltura, noccioleti, etc), verso un modello che utilizzi le rotazioni, attento alle peculiarità del territorio, al risparmio delle risorse idriche e della sostanza organica.

Piani di Castelluccio di Norcia. La bellezza di quell’area con la sua fioritura è molto fragile e va salvaguardata, investendo su un piano della mobilità sostenibile e partecipato, che permetta il recupero dei tracciati storici e un accesso dolce ai numerosi turisti. Valorizzerebbe il principale crocevia tra Umbria e Marche, all’interno di un Parco nazionale importante com’è quello dei Monti Sibillini.

I PROGETTI DA NON FINANZIARE O NON REALIZZARE

Il ‘nodino’ di Perugia. È la variante stradale tra Madonna del Piano e Collestrada a cui si aggiungerebbe un secondo tratto tra Madonna del Piano e l’ospedale e il collegamento tra la E45 e Perugia nord per un totale di 456 milioni di euro. Si tratta di una riproposizione spezzettata del Nodo di Perugia, un’opera proposta e giudicata illogica e dannosa già nei primi anni duemila sulla base dell’analisi dei flussi stradali che sono essenzialmente costituiti da traffico locale e che andrebbe affrontato potenziando e ammodernando il trasporto pubblico locale e gestendo in maniera più assennata l’urbanistica delle aree commerciali che oggi determinano, e purtroppo determineranno, gran parte dei problemi dovuti al traffico di veicoli.

L’Ecoforum (sabato 6 febbraio dalle 10), è promosso da Legambiente Umbria, in collaborazione con Arpa Umbria, con il patrocinio di Regione Umbria, Comune di Assisi e il supporto di Gesenu, Cartiere di Trevi, Novamont e il Progetto ECCO. Durante la giornata di sabato ci sarà anche la presentazione del Rapporto Comuni Ricicloni 2020, e la successiva premiazione con la consegna “virtuale” degli attestati ai comuni Ricicloni umbri vincitori.