Nodino di Perugia: “Un progetto impattante e sconvolgente per il territorio”

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La cittadina di Ponte San Giovanni è un crocevia viario che, da anni, soffre di una notevole mole di traffico di attraversamento che si inoltra nei 4 punti cardinali. A Nord verso Cesena-Forlì, a Sud verso Roma, a Ovest verso Firenze e a Est verso Ancona. Nella sua espansione urbanistica il crocevia della E 45 è rimasto incastonato all’interno di Ponte San Giovanni e rende la qualità dell’aria fortemente inquinata per la notevole quantità di polveri sottili (pm10) specialmente in certe ore della giornata. Oggi la Regione Umbria pensa di risolvere il problema rispolverando un vecchio progetto di 25 anni fa che prevedeva una variante, da Collestrada a San Martino-Madonna del Piano, ad appena 400 m di distanza dall’attuale tracciato, inoltrandosi in un territorio di notevole pregio agronomico e naturalistico.
Questo progetto, conosciuto solo dagli addetti ai lavori (Anas e Consiglio regionale) è vecchio di 25 anni, la fotografia del mondo di allora non c’è più e non risolve il problema degli intasamenti perché la variante verso Roma devia solo il 13% del traffico totale.
L’intervento che l’assessore alla viabilità della Regione Umbria, Melasecche, intende portare avanti con i fondi del Recovery plan è impattante e sconvolge un territorio di alto valore agronomico dove, nel tempo, l’agricoltura moderna ha sviluppato colture biologiche in armonia con il futuro che è la Transizione Ecologica. Non a caso è stato costituito un Ministero a proposito. È stato questo il motivo per cui il progetto fu accantonato dentro il cassetto delle opere non più probabili ma da dimenticare. I fondi del Recovery fund vanno spesi bene, non tanto per fare, tantomeno per danneggiare, come accadrebbe se questa scellerata scelta fosse portata avanti in contrasto con i principi della Transizione Ecologica e di quanti in quel territorio hanno consumato una vita per la realizzazione di aziende agricole dedite alla produzione di prodotti biologici di pregio. Il problema degli intasamenti e rallentamenti sulla E 45 tra Collestrada e Ponte San Giovanni non si risolve con lo sfioccamento del 13% del traffico che si dirige verso Roma. Si risolve fluidificando il restante 87% che si dirige verso Firenze salendo per la rampa che porta a Perugia.
È in prossimità della rampa che il traffico si ingorga perché è una strozzatura ad una sola corsia dove si immettono due flussi di veicoli costretti a incolonnamenti anche per chilometri in certe ore della giornata.
Da studi fatti, il raddoppio della rampa di accesso verso Perugia-Firenze favorirebbe lo scorrimento veloce dei veicoli scongiurando gli intasamenti che sono la causa dell’inquinamento urbano di Ponte San Giovanni.
La “Consulta dei Rioni e delle Associazioni” e la “Consulta territoriale” di Ponte San Giovanni con sede presso il CVA al n° 24 è a favore della soluzione descritta. È fortemente contraria, nel rispetto della Transizione Ecologica, al progetto del così detto “nodino” perché, oltre che obsoleto per i tempi attuali e dannoso per l’economia del territorio, compromette in modo irreversibile l’equilibrio ecologico naturalistico di un bosco planiziale residuale, (macchia di Collestrada) con essenze arboree di pregio come la Farnia, la Roverella, il Cerro, classificato zona SIC, che tra l’altro
rappresenta il
limite meridionale dell’areale di distribuzione del Brugo o Calluna che è pianta di Brughiera.
Interventi di sbancamento in prossimità di questo paleoconsorzio naturale
determineranno danni non solo alla flora, ma soprattutto all’equilibrio faunistico.
Un disastro premeditato di cui i responsabili
dovranno rendere conto a una intera comunità indigena e alla comunità scientifica nazionale delle Scienze Naturali.