L’Umbria ha pagato 3,4 miliardi alla crisi

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La ricchezza prodotta in Umbria oggi vale 3,4 miliardi di euro in meno rispetto all’inizio della crisi nel 2008. In altra parole, negli anni della crisi la nostra regione ha perso 16,5 punti di Pil. E se nel 2015 si è registrato qualche debole segnale di inversione di tendenza, i dati dell’anno che si è appena concluso, ancorché parziali, sembrano descrivere un nuovo pesante arretramento, soprattutto dal punto di vista del lavoro, con 15mila occupati in meno in un anno (dato al terzo trimestre 2016). È un quadro purtroppo ancora molto negativo quello che emerge per l’Umbria dall’ultimo rapporto elaborato dall’Ires Cgil Toscana e presentato questa mattina (9 gennaio) nel corso di una conferenza stampa dal segretario generale della Cgil regionale, Vincenzo Sgalla, e da Mario Bravi, presidente dell’Ires Cgil Umbria. Un quadro che peraltro non tiene ancora conto dell’effetto terremoto, che inevitabilmente produrrà ulteriori “danni” ad un sistema economico e sociale già fortemente sofferente, a partire dalle perdite del settore turismo che sono già evidenti, anche al di fuori dell’area del cratere umbro, dove, comunque, nel 2015 si sono registrate 637mila presenza, pari al 10,8% del totale regionale.

“La piccola ripresa che sembrava essersi attivata nel 2015 appare oggi già sgonfiata da un andamento occupazionale molto negativo, soprattutto per il lavoro più stabile – ha osservato Mario Bravi – e questo si accompagna ad un andamento dei consumi che è ancora negativo, ad un incremento record della popolazione a rischio povertà, mentre l’area della cosiddetta ‘sofferenza occupazionale’ resta stabile intorno alle 80mila unità”.

“Il quadro estremamente negativo che siamo purtroppo ancora una volta costretti a descrivere evidenzia l’assoluta esigenza di un cambio di passo – ha affermato il segretario generale della Cgil dell’Umbria Vincenzo Sgalla – cambio di passo che può prendere slancio dalla straordinaria concentrazione di risorse esterne su cui l’Umbria potrà fare affidamento nei prossimi anni, grazie ai fondi per la ricostruzione post sisma, a quelli per l’area di crisi Terni-Narni, a Industria 4.0 e alle importanti risorse europee che superano il miliardo e mezzo di euro”.

Ma il fatto che le risorse ci siano, secondo il segretario Cgil, non è di per sé sufficiente:

“Sappiamo che il meridione d’Italia ha usufruito negli ultimi decenni di enormi risorse pubbliche – ha osservato ancora Sgalla – ma questo quasi mai ha prodotto risultati strutturali e duraturi in termini di sviluppo e occupazione. Ecco, l’Umbria, che al meridione si sta pericolosamente avvicinando nelle statistiche e nei dati, non può permettersi più una gestione delle risorse pubbliche slegata dai risultati reali in termini di crescita e di creazione di buona occupazione, come nel caso dell’agricoltura, dove le ingenti risorse investite non hanno prodotto nuovi posti di lavoro stabili”.

“Per tutte queste ragioni – ha concluso Sgalla – noi chiediamo alla Regione che le importanti risorse disponibili siano messe al servizio di un progetto complessivo di sviluppo dell’Umbria, per il quale, insieme a Cisl e Uil, siamo pronti a fare la nostra parte in termini di proposte e contrattazione”.