Incontro su Gioacchino da Fiore e i francescani

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Incontro su Gioacchino da Fiore e i francescani. L’incontro è stato organizzato da ‘Amici della Calabria e dell’Umbria’, venerdì 20 ottobre a Perugia

   

Un incontro studio, ‘Gioacchino da Fiore e i Francescani’, per approfondire la conoscenza del monaco cistercense ed esegeta calabrese, vissuto tra il 1145 (circa) e il 1202, e le connessioni tra la sua figura e l’Ordine dei frati minori istituito da San Francesco d’Assisi.

È quanto organizzato dall’associazione ‘Amici della Calabria e dell’Umbria (Amcu), venerdì 20 ottobre a Palazzo Cesaroni di Perugia, con la partecipazione del Centro internazionale di studi gioachimiti di San Giovanni in Fiore e la collaborazione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria.

A Pietro Abbritti, presidente Amcu, il compito di introdurre i relatori moderati dalla professoressa Maria Duranti Gentile, dell’Università degli studi di Perugia.

Salvatore Angelo Oliverio, presidente onorario del Centro internazionale di studi gioachimiti si è soffermato su ‘Il modello trinitario di Gioacchino da Fiore nell’uomo e nella storia’ mentre il professore Gian Luca Potestà, docente di Storia del Cristianesimo all’Università Cattolica di Milano, su ‘I frati minori ed il profeta del ‘nuovo ordine’’.

“Gioacchino da Fiore – ha dichiarato Abbritti – è un personaggio molto importante dal punto di vista della filosofia teologica. Il suo è un pensiero che non si è esaurito nel Medioevo e ha avuto un carattere profetico”.

Ed ecco gli esempi: da Dante Alighieri che lo definisce ‘il calavrese di spirito profetico dotato’ a James Joyce che ne trae ispirazione per alcune sue opere, fino a Barack Obama, che per ben tre volte, durante la sua campagna elettorale, lo ha citato chiamandolo ‘maestro della civiltà contemporanea’ e ‘ispiratore di un mondo più giusto’.

“Gioacchino – ha aggiunto Oliverio – ci ha lasciato in eredità questo messaggio: dobbiamo entrare in relazione con gli altri, nella politica attraverso la diplomazia, nell’amicizia, nello sport”.

“Se da una parte – ha precisato Potestà – non c’è stato alcun rapporto tra Francesco d’Assisi in persona e Gioacchino, morto una ventina d’anni prima di lui, dall’altra l’Ordine dei Frati minori si è impadronito, poco dopo la morte di Francesco, del messaggio gioacchiniano riferendolo a se stesso.”

“Gioacchino – ha poi aggiunto – aveva profetizzato, l’avvento di due nuovi Ordini, naturalmente lui non pensava ai Francescani mentre loro se ne sono serviti nella lotta contro Federico II e i Ghibellini, e l’impero svevo in Italia. Si tratta, dunque, di un utilizzo polemico e politico di un Gioacchino in parte vero ma soprattutto falsificato”.

Gioacchino da Fiore era figlio d’un notaio e, dopo un viaggio in Terrasanta, dove prese piena coscienza della sua vocazione monastica, entrò nell’ordine cistercense, all’abbazia di Santa Maria della Sambucina.

Ritiratosi, poi, in meditazione sulla Sila, raccolse intorno a sé dei seguaci con i quali costruì l’eremo di San Giovanni in Fiore e costituì l’ordine, poi detto florense, approvato da Celestino III con una bolla del 1196.