“Fine Vita”: se ne è parlato al Convegno Uil a Foligno

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Un incontro per discutere di fine vita, argomento delicato ma sempre più al centro del dibattito pubblico italiano e internazionale. È quello che ha promosso Uil Umbria, lunedì 3 luglio a palazzo Trinci di Foligno, e al quale ha partecipato, portando la sua esperienza personale, dalla quale è nata una battaglia etica e civile, Beppino Englaro, presidente dell’associazione Per Eluana. Con lui al tavolo, nell’incontro coordinato dal giornalista Lucio Tiberi, Claudio Bendini, segretario generale di Uil Umbria, Cecilia Cristofori, docente di Sociologia generale al dipartimento di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Perugia, e Mauro Zampolini, direttore del Dipartimento di riabilitazione della Usl Umbria 2.

“Riteniamo – ha spiegato Bendini – che il sindacato dei cittadini debba occuparsi non solo del posto di lavoro ma anche di altri aspetti della vita sociale. Ci siamo occupati nel passato recente di mobbing, stalking e questa volta del fine vita. Vorremmo favorire la divulgazione di certe tematiche e la partecipazione dei cittadini. Oggi è un’occasione di approfondimento anche in virtù del fatto che prima o poi ci sarà una legge su questa materia”.

E proprio un disegno di legge sul biotestamento e sul fine vita è in questo momento in Senato dopo il via libera della Camera.

“La legge ha un’impostazione molto valida – ha spiegato Englaro – perché è allineata alla sentenza della Cassazione e a quella del Consiglio di Stato. È importantissimo non trovarsi scoperti per quanto riguarda cosa si vuole o non si vuole una volta che non si è più capaci di intendere e di volere. La vicenda di Eluana è emblematica: sebbene lei si era espressa e noi conoscevamo la sua volontà nello specifico, abbiamo visto tutte le difficoltà a cui siamo andati incontro per la situazione culturale del Paese”.

La battaglia della famiglia, durata oltre 17 anni, è stata infatti per l’interruzione delle cure per la donna in stato vegetativo.

“Chiamarsi fuori da queste disposizioni anticipate di trattamento, ora per allora – ha spiegato Englaro –, è molto pericoloso. Nel gennaio del 1992 ho trovato il deserto per quanto concerne questa libertà e questo diritto fondamentale. I cambiamenti culturali hanno i loro tempi. Oggi veramente si può dire che in Italia l’opinione pubblica è bene informata e ha costretto il Parlamento a legiferare”.

A spiegare la complessità del tema e le diverse situazione di fronte alle quali ci si può trovare dal punto di vista clinico, il dottor Zampolini.

“Da un punto di vista medico – ha detto Zampolini – dobbiamo distinguere diverse condizioni. Quella oncologica di persone con un tumore in fase terminale che purtroppo avrà un esito negativo. In questo caso c’è un diritto alla palliazione, ad avere meno sofferenza possibile e arrivare al fine vita in maniera decente da un punto di vista del dolore e del vissuto. Abbiamo altre condizioni come quelle neurologiche, per esempio, della sclerosi laterale amiotrofica, dove attraverso una diminuzione progressiva della forza muscolare la persona rimane capace di intendere e di volere ma imprigionata nel proprio corpo. Qui c’è una dimensione etica sull’interruzione eventuale della condizione e questo ha generato molte discussioni anche a livello nazionale. Una terza condizione è quella degli stati vegetativi, per cui la persona a un certo punto esce dal coma, apparentemente si sveglia, però non si relaziona con il mondo esterno, non può esprimere nessun tipo di opinione e qui si pone il problema di quanto spingere l’accanimento terapeutico”.

“Penso che questo sia uno dei grandi temi – ha concluso Cristofari – in cui si mostra come la società civile in qualche modo sia più avanti di quella della politica. Oggi abbiamo un sindacato, la Uil, che pone un tema come questo. Occuparsi dei diritti della vita significa anche poi occuparsi di quelli del ben finire”.