Confindustria Umbria: da coltivare una discreta ripresa nel trimestre 2015

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1 – Il profilo di sintesi

La produzione industriale italiana nel primo trimestre del 2015, secondo il Centro Studi di Confindustria, ha dato luogo ad un incremento dello 0,2% sul quarto trimestre del 2014 (il quale, da parte sua, aveva fatto registrare un arretramento dello 0,1% rispetto al precedente terzo trimestre). Di conseguenza il secondo trimestre del 2015 si trova ad ereditare dal primo un promettente slancio positivo (di circa un terzo di punto percentuale). Allo stesso tempo gli indicatori qualitativi anticipatori segnalano il proseguimento della tendenza di recupero: la componente ordini totali del PMI manifatturiero – in area di espansione per il secondo mese consecutivo – indicava per il mese di marzo un marcato incremento, nettamente superiore rispetto a quello rilevato in febbraio. In parallelo, anche la componente relativa agli ordini esteri ha mostrato un significativo progresso (con un valore dell’indice pari a 56,7 in aumento rispetto al precedente 55,2, dando così luogo ad un punto di massimo nell’arco di 8 mesi). Da un lato, pertanto, si può ritenere che la bilancia degli indicatori congiunturali penda senza dubbio dal lato della risalita del PIL. Tuttavia non va dimenticato che un effetto particolarmente insidioso derivante dal lungo periodo di crisi è l’innesco di uno straordinario sistema di freni inibitori: alta disoccupazione, credit crunch, ampia capacità inutilizzata, settore immobiliare fragile, margini di profitto ai minimi e risparmio da ricostituire intralciano la ripartenza della domanda interna e delle attività produttive. Non mancano segnali incoraggianti circa l’ammorbidimento di tali freni. In aggiunta, il Governo sembra voler correttamente attenuare l’impostazione restrittiva della politica di bilancio. In più, sul fronte degli investimenti pubblici si dovrebbero utilizzare appieno i fondi europei e i margini di flessibilità per il loro cofinanziamento. L’importante è tenere la barra dritta sulle riforme e alimentare in tal modo la fiducia dei partner e dei mercati finanziari, di nuovo in allerta per il rischioso stallo nelle trattative sulla Grecia. Snodo cruciale per un effettivo e generale rilancio delle attività produttive resta in ogni caso il recupero delle nostre tradizionali buone attività manifatturiere. In Italia come in Umbria. Qui, in più, si ravvisano margini di razionalizzazione di bilancio e di innovazione di sistema ancora ampi e utili a rimettere le attività di trasformazione industriale al centro dell’attenzione e dell’interesse della comunità regionale.

2 – Intanto ci si consolida

Come si vedrà anche seguendo l’interpretazione proposta per l’andamento dell’Indicatore di profilo evolutivo (focus n. 1) il bilancio complessivo del primo trimestre risente di tre apporti differenti. Il primo apporto è dato dal numero delle imprese che confermano il mantenimento dei precedenti livelli produttivi (figura n. 1): un po’ più (47,9%) su base congiunturale e assai meno (33,3%) su base tendenziale ma sufficienti a dare un solido appiglio per il quadro generale. Il secondo apporto deriva dall’assottigliamento delle quote di imprese che segnalano riduzioni di produzione ma su base congiunturale (il fenomeno riguarda il 29,6% del totale delle imprese partecipanti alla rilevazione) un po’ meno che su base tendenziale (27,5% del totale). Il terzo apporto di cui dare conto, infine, è quello assicurato dalle imprese con aumento di attività produttiva: queste sono il 38,9% su base tendenziale e tra loro quasi la metà segnala aumenti anche sostanziosi. Sono meno che nel precedente trimestre ma grazie ad esse (e a quelle che mantengono il recupero avviato nei mesi scorsi) il bilancio complessivo del trimestre tiene e ben si giustifica l’immagine di una ripresa che non è ancora del tutto a pieno regime ma va comunque apprezzata. Certo, ora sarebbe necessario poter fare affidamento su una seria politica industriale che orienti le scelte delle imprese, le sostenga nella ricerca di alcune soluzioni strategiche e le inviti a unirsi maggiormente in rapporti di collaborazione e condivisione di risorse comuni: sia su scala nazionale sia nella dimensione regionale dove le scelte possono essere declinate considerando le specificità territoriali.

3 – Squilli meccanici e campane di carta: segnali ancora contrastanti

Il quadro di sintesi proposto con la figura n. 1 (e documentato nell’insieme dei due focus in quarta pagina) assomma in sé sia la dinamica particolarmente apprezzabile caratterizzante il comparto delle imprese meccaniche (figura n. 2) sia il vistoso rallentamento con cui si sono afflitte le imprese del comparto della carta, cartotecnica e stampa (si veda più avanti la figura n. 3).  Le imprese meccaniche, infatti, sono per lo più dislocate anche nell’area della stabilità, almeno sotto l’aspetto congiunturale: in questo caso, infatti, il 56,5% del totale conferma i risultati già soddisfacenti del precedente quarto trimestre 2014 e quasi un terzo (30,4%) segnala progressi positivi e lusinghieri così che solo il 13% delle imprese meccaniche si trova a lamentare riduzioni di produzione. Su base tendenziale si riduce al 21,7% la quota delle imprese stabili (ma ciò è bene, in quanto dodici mesi addietro i risultati generali non furono gran che brillanti) mentre sala al 47,7% la quota delle imprese in risalita, e ciò non può che incoraggiare. Cresce un po’ la quota delle imprese che dichiarano flessioni produttive, ma non si va oltre il 30,4%, meno che nel precedente quarto trimestre. Del tutto agli antipodi è il profilo del comparto della carta, cartotecnica, editoria e stampa per il quale si osserva una sostanziosa flessione della quota di imprese stabili, un aumento vistoso delle varie quote di imprese in difficoltà e solo una presenza di bandiera nell’area dell’espansione produttiva da parte del 14,3% del totale delle imprese di tale comparto (figura n. 3).

4 –  Profili  territoriali

Per quanto riguarda la proiezione territoriale delle tendenze osservate è da notare la maggiore incidenza di imprese che si dichiarano stabili in provincia di Terni (38,9%) rispetto a quanto si registra in provincia di Perugia (32,1%) sì che, in definitiva, si ha una certa convergenza: maggiore su base tendenziale piuttosto che su base congiunturale (si vedano a questo proposito le due ultime righe del focus n. 2). In entrambe le aree si è manifestato interesse a ripristinare i livelli occupazionali e in parallelo sembra essere migliorato il quadro delle attese. Il giudizio sugli ordinativi è sempre molto prudente ma pur restando scaramanticamente sotto una soglia di minima salvaguardia siamo ora di poco sotto tale valore e dunque siamo al minimo del pessimismo fin qui registrato. Il tutto, pertanto, autorizza a prevedere un generale miglior profilo congiunturale nel trimestre aprile-giugno, specialmente se l’aumento di occupazione nelle imprese partecipanti innescherà gli attesi effetti di amplificazione dell’impatto sulla domanda interna e se si manterranno le favorevoli condizioni del contesto internazionale.