Confcooperative Umbria, l’Innovazione Sociale passa anche attraverso percorsi di “cooperazione di comunità”

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Il presidente regionale Di Somma: “Esistono beni comuni sui quali istituzioni, cooperative, cittadini e associazioni possono costruire insieme realtà virtuose”

   

Fornire servizi sociali, gestire spazi culturali e turistici, valorizzare eccellenze agroalimentari, rigenerare borghi e quartieri: questi ed altri percorsi stanno trovando anche in Umbria, come del resto su scala nazionale, sempre più spesso declinazione ed operatività nella forma della Cooperativa di Comunità. Ed è su questo modello di gestione diffusa di beni comuni che Confcooperative Umbria, grazie al supporto del POR-FSE e del POR-FESR 2014/2020, sta pigiando l’acceleratore e tra i vari interventi ha organizzato un seminario dal titolo “Cooperazione di Comunità: innovazione sociale e sviluppo del territorio”. Un evento che ha visto la presenza di relatori di prestigio nazionale del mondo cooperativo, accademico e finanziario. Il panorama è stato delineato dal Presidente di Confcooperative Umbria, Carlo Di Somma, che non ha mancato di sottolineare come

“in una regione al pari della nostra, con un territorio vasto ed una popolazione sparsa in tanti borghi e medio-piccoli comuni, la gestione collettiva in forma cooperativa e democratica di beni pubblici può rappresentare una scelta strategica ed efficace per garantire la resilienza e mantenere in vita servizi, luoghi e tradizioni. Sul tema della legittimità della Cooperazione di Comunità la nostra regione tra l’altro è stata all’avanguardia nel territorio nazionale, dotandosi fin dal 2019 di una Legge Regionale quadro, che oggi attende l’emanazione di un regolamento attuativo e possibili finanze pubbliche per dare vita a percorsi virtuosi di sviluppo territoriale”.

A fargli eco il Segretario Regionale di Confcooperative, Lorenzo Mariani per il quale “sulla falsariga del fenomeno dei Workers Buyout, ovvero delle imprese in crisi rigenerate dagli stessi dipendenti in forma cooperativa, insieme ai relatori abbiamo ragionato su questo nuovo modello di cooperazione che potremmo definire Comunity Buyout, ovvero la rigenerazione e la gestione di beni comuni, nonché l’erogazione di servizi in forma comunitaria e condivisa tra cittadini, istituzioni, utenti, imprese ed associazioni”.

Del resto, esperienze concrete e di successo di Cooperative di Comunità cominciano ad essercene tante, sparse in tutto il territorio nazionale. Ne hanno relazionato il Comunity Designer di Confcooperative, Giovanni Teneggi, ed il responsabile nazionale del settore, Massimiliano Monetti, il quale da parte sua è stato anche motore in Abruzzo di un percorso virtuoso che potrebbe essere preso a modello in Umbria avendo visto nascere tra i tanti borghi abruzzesi oltre 70 Cooperative di Comunità messe oggi in rete.

Mariano Sartore, docente del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Perugia ha poi focalizzato la propria attenzione su percorsi più urbani ed urbanistici dove il coinvolgimento attivo di istituzioni, enti di ricerca e cittadini, commercianti ed associazioni ha portato e sta portando alla rigenerazione ed alla riqualificazione di interi quartieri: casi eclatanti sono quelli perugini del “Borgobello” e del progetto di riqualificazione dell’area verde di San Marco.

Non ultimo per importanza in questi percorsi è infine il tema della finanza per il quale Giuseppe Daconto ha elencato, numeri alla mano, le copiose risorse erogate da Fondosviluppo (il Fondo Nazionale di Confcooperative per la promozione dell’impresa cooperativa) per supportare la nascita negli ultimi 5 anni di decine di progetti di Cooperazione di Comunità attraverso due specifici bandi. Tra i progetti premiati ci sono anche quattro progetti regionali tra i quali quello della Cooperativa di Surgente, finalizzato alla gestione collettiva della Foresta Fossile di Avigliano Umbro.

“Attraverso la forma imprenditoriale della cooperativa di comunità – prosegue Mariani – la cooperazione in fondo non fa altro che tenere fede alla propria principale vocazione: quella di dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini. Questo modello d’impresa meriterebbe il favore del legislatore per agevolare i percorsi di evidenza pubblica nell’assegnazione dei beni”.

I prossimi passi? Li delinea proprio il presidente Di Somma:

“Detto che ci ha fatto molto piacere riscontrare la presenza a questo incontro di diversi amministratori locali. ora ci aspettiamo dall’Assemblea Legislativa Regionale e della Giunta Regionale una spinta decisa per portare a termine il percorso normativo attraverso l’emanazione del Regolamento attuativo della apposita Legge Regionale, rimasto ancora in stand by, e la dotazione di un plafond finanziario da affiancare ai fondi della cooperazione per dare corpo alle varie iniziative”.