Assistenti sociali: “Tanti lavorano in uno stato di paura”

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Assistenti sociali: “Tanti lavorano in uno stato di paura”. E’ uno dei temi emersi dalla giornata formativa organizzata dall’Ordine degli Assistenti sociali dell’Umbria giovedì 25 ottobre al centro congressi Capitini

   

Le aggressioni subite dagli assistenti sociali. Questo il tema di una giornata formativa organizzata dall’Ordine degli Assistenti sociali dell’Umbria giovedì 25 ottobre al centro congressi Capitini. Un “momento di confronto e riflessione su un fenomeno presente nella quotidianità”. Il problema, inteso come minacce, intimidazioni, aggressioni vere e proprie sia fisiche che verbali, è stato oggetto nel 2017 di una ricerca promossa dal Consiglio Nazionale dell’Ordine e dalla Fondazione Nazionale Assistenti Sociali, effettuata anche in Umbria.

“I risultati – ha detto Cristina Faraghini, presidente regionale – impongono alla comunità professionale e non solo, una riflessione approfondita per raggiungere una piena consapevolezza di un fenomeno diffuso anche nella nostra realtà”.

Un fenomeno definito «un problema di sistema, di cui il sistema stesso deve farsi carico». Per questo è stata promossa la ricerca, che fornisce dati preziosi per individuare le soluzioni.

I DATI PRINCIPALI

In Umbria i dati emersi dalla ricerca, che ha evidenziato un fenomeno in crescita, permettono non solo di avere contezza quantitativa del fenomeno ma anche elementi qualitativi su cui riflettere e con cui poter sensibilizzare i soggetti preposti ad attuare misure di sicurezza organizzativa ed ambientale e promuovere formazione sui temi dell’aggressività tra gli iscritti. Alla web survey hanno risposto 247 assistenti sociali (la fascia maggiore, il 26,3%, fra 32 ed i 40 anni) iscritti all’ordine su oltre 600 totali. Solo 25 dichiarano di non aver mai subito violenze o minacce, quindi si parla di un fenomeno (inteso come minacce-intimidazioni-aggressioni verbali mentre sono più rari i casi di aggressioni fisiche a sé o ai propri beni) diffuso per il 95% del campione.  I professionisti che hanno risposto al questionario sono per lo più donne, il 91,1% (il fenomeno interessa però indistintamente uomini e donne), maggiormente con esperienza lavorativa tra i 10 e i 19 anni (il 42,1% del campione), impegnati principalmente nel settore della tutela minorile (ambito Minori e famiglie, 30% con l’ambito disabili al secondo posto, 17%).  Sul capitolo delle diverse forme di violenza subite, sono vari gli elementi emersi. In particolare solo il 10% degli assistenti sociali ha dichiarato di non aver mai ricevuto minacce, intimidazioni o aggressioni verbali. Riguardo i casi più gravi, quelli di violenza fisica contro il professionista, il 15,4% (pari a 38 persone) ha dichiarato di essere stato aggredito fisicamente nell’arco della propria esperienza professionale, e il 4% (10 assistenti sociali) ha dichiarato che l’aggressore ha utilizzato un oggetto o un’arma. In questo contesto, che si compone di numerosi altri dati, si manifesta una ampia dimensione della paura dei professionisti di subire violenza: 5 professionisti hanno dichiarato di temere per la propria incolumità  ogni giorno, 70 temono per sé o propri familiari una volta al mese (28,3%).

Sul fronte delle segnalazioni, percentuali basse per quanto concerne il capitolo più delicato, quello della violenza fisica: il 18,5% del campione, pari a 20 persone, ha segnalato al proprio ente gli episodi, nessuno al proprio ordine professionale e solo l’8,9% (pari a 9 persone) all’autorità di pubblica sicurezza.

“L’ordine umbro con questa ricerca ha uno strumento per mirare la sua azione e stimolare momenti che portino nel tempo ad un superamento del fenomeno, possibilmente collegato ad un miglioramento nelle politiche e nella gestione dei servizi rivolti ai cittadini sapendo che l’aggressività, come emerge nella ricerca, ha un impatto negativo sulla qualità e sull’efficienza dei servizi”.

“L’evento per la comunità professionale rappresenta un passo verso la possibilità, nel futuro prossimo, di costruire una rete di prevenzione e di strumenti che permettano una ampia tutela per gli assistenti sociali, rete i cui nodi non possono che essere, a titolo non esaustivo, sicurezza nei luoghi di lavoro, formazione professionale specifica nella gestione del  conflitto-aggressività, investimenti in risorse umane e organizzative”.