prima firmataria dell’atto Maria Grazia Proietti sottoscritto anche da Francesco Filipponi (Pd)
Sono molto soddisfatta per l’approvazione oggi in Aula della mia mozione volta a promuovere azioni per sensibilizzare il Governo all’istituzione di un Ministero della Pace
È quanto dichiara Maria Grazia Proietti (Pd), prima firmataria dell’atto sottoscritto anche da Francesco Filipponi (Pd).
Il provvedimento impegna la Giunta umbra ad aderire alla campagna nazionale ‘Ministero della Pace – Una scelta di Governo’, promossa da Azione Cattolica Italiana, Fondazione Vaticana Fratelli Tutti, Comunità Papa Giovanni XXIII e ACLI, e di trasmettere l’iniziativa a Palazzo Chigi e al Parlamento perché valutino la creazione di un dicastero specifico dedicato alla promozione della pace, del disarmo e della difesa civile non armata” continua Proietti. Ci svegliamo ogni giorno sapendo che in Ucraina, a Gaza, Siria, Yemen si continuano a contare vittime e sfollati. È un dolore che non possiamo più tollerare, la spirale dell’odio deve essere fermata. Per questo chiedo all’Umbria di farsi promotrice di un passo in avanti: istituire un Ministero della Pace significa smettere di inseguire le crisi e cominciare a governare la pace con risorse, competenze e continuità
La mozione – sottolinea la consigliera Proietti – non è un gesto simbolico, ma un impegno preciso: spinge la Regione ad attivare percorsi di educazione alla non-violenza nelle scuole, a sostenere progetti di cooperazione internazionale e a coordinare politiche di disarmo, in coerenza con la sua storia francescana e con lo Statuto che riconosce la pace come diritto fondamentale. L’Italia ha un Ministero della Difesa, della Cultura, della Salute: perché non un Ministero della Pace? Un dicastero con cinque Dipartimenti, come proposto dalla campagna nazionale, darebbe finalmente un ‘indirizzo politico stabile’ a chi lavora ogni giorno per prevenire i conflitti, proteggere i civili e investire in forme di sicurezza non armata. Senza un soggetto istituzionale dedicato, la pace resta priva di una regia, come un’orchestra senza direttore
Questa non è una bandiera di parte – conclude Proietti – ma il riconoscimento che nelle relazioni internazionali di oggi, così fragili e infiammabili, serve lo stesso livello di professionalità e di investimenti che destiniamo alla guerra. Mettiamo per una volta al centro le persone, la loro dignità, la speranza di un futuro diverso. La pace non deve essere una speranza, ma un obiettivo da perseguire con determinazione