Unione Europea, illustrati gli indicatori per lo sviluppo territoriale

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Misurare meglio i progressi sociali, non limitandosi all’uso esclusivo del Prodotto interno lordo (Pil). Anzi, andare oltre il Pil per poter definire, con maggiore aderenza alla realtà di un dato territorio, il suo reale sviluppo economico. Criteri aggiuntivi e complementari al Pil potrebbero essere, ad esempio, quelli in grado di rilevare gli aspetti ambientali ed energetici dei vari Paesi, i tassi di occupazione e disoccupazione, oppure i dati relativi alla produttività, agli investimenti in ricerca e innovazione, o ancora lo stato dell’inclusione sociale in riferimento al numero di persone a rischio povertà e la distribuzione del reddito. È quanto si propone il parere “Indicatori per lo sviluppo territoriale. Oltre il Pil”, approvato quest’oggi dalla Commissione politiche di coesione territoriale e di bilancio del Comitato delle Regioni d’Europa, di cui è stata relatrice la Presidente della Regione Umbria. La presidente Marini, illustrando il parere, ha sostenuto la necessità di un approccio multi dimensionale per misurare la qualità della vita: “la sfida politica generale – ha detto – è  quella di definire un metodo più appropriato e universale di misurare il progresso che comprenda gli aspetti economici, sociali e ambientali. Ritengo opportuno sottolineare che per prendere le decisioni giuste è infatti necessario ‘conoscere’ e  ‘ciò che misuriamo ha effetti su ciò che facciamo’.  Vi è  infatti  uno stretto  legame tra misurazione, percezione e azione, le scelte politiche vanno prese con lungimiranza, sulla base di valori sociali ampiamente condivisi”. La presidente Marini si è quindi detta convinta che “l’assegnazione dei fondi strutturali, compreso il fondo di coesione nel prossimo periodo finanziario pluriannuale, non debba basarsi unicamente sul Pil pro capite .  Ecco perché la Commissione COTER ha deciso di esprimersi con un parere d’iniziativa su questo tema proprio per definire la posizione delle Regioni e delle autorità locali europee, anticipando l’inserimento di questo tema nel dibattito sulla futura politica di coesione post 2020 e per chiedere formalmente alla Commissione Europea di esprimersi a tale proposito”. Nel merito, il Parere discusso oggi dalla COTER prevede che vengano utilizzati metodi complementari al Pil che ne salvaguardano l’importanza,  ma tengono conto della realtà a più dimensioni, includendo aspetti economici (tra cui produttività, innovazione ed esportazioni), il lavoro (tra cui tassi di occupazione e di disoccupazione), aspetti ambientali (tra cui intensità energetica dell’economia, quota di energia rinnovabile, emissioni di CO2) e l’inclusione sociale (tra cui numero di persone a rischio di povertà o esclusione sociale e distribuzione del reddito). Le Regioni europee chiedono che, seguendo l’approccio territoriale allo sviluppo tipico delle Politiche di coesione dell’Unione Europea, vengano riconosciute la presenza di bisogni e obiettivi differenziati nei diversi territori, perché anche gli obiettivi generali europei vanno calati nei diversi contesti territoriali. In questo senso, il parere della COTER chiede che la Commissione provveda ad una regionalizzazione degli obiettivi della strategia Europa 2020, sinora fortemente improntata a un approccio “dall’alto”, che non tiene sufficientemente conto delle situazioni specifiche a livello locale e regionale. A tal fine, le Regioni europee chiedono alla Commissione europea e all’Eurostat di fissare un calendario per coinvolgere gli enti locali e regionali nel processo di definizione degli obiettivi e fornire le statistiche regionali necessarie per definire, attuare, monitorare e valutare – conclude il parere – la strategia Europa 2020 rinnovata, stabilendo obiettivi differenziati in funzione del territorio. Il parere sarà ora trasmesso al Comitato delle Regioni d’Europa che lo discuterà nella seduta plenaria della prossima sessione di febbraio 2016.