Umbria, lavoro e diritti devono tornare al centro dell’agenda pubblica

1224
   

Evitare che le amministrazioni pubbliche siano volano di precarietà, spingendole a rinunciare ai voucher come strumento di pagamento dei Bandi Regionali. Ridurre l’orario di lavoro nelle zone di crisi, prendendo spunto dal dibattito al centro dell’agenda politica del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna. Questi gli spunti, insieme a una proposta di legge regionale sul salario sociale, da cui è partito giovedì 26 gennaio a Palazzo Cesaroni, a Perugia, l’incontro “Umbria: il declino nascosto. Economia, lavoro, welfare: analisi e proposte”, promosso da SI, Sinistra Italia – Umbria.

“La sinistra, oggi – ha sottolineato nel suo intervento il deputato di SI Stefano Fassina – deve prendere atto dello stato delle cose e del fatto che è indispensabile porsi in alternativa al modello neoliberista che ci sta consegnando un’Europa schiacciata tra la destra liberista e quella xenofoba. A partire dai territori, come l’Umbria, dobbiamo rivendicare un cambio di paradigma riportando al centro i temi del lavoro e dei diritti, con proposte concrete e contemporanee”.

Le parole di Fassina hanno seguito la presentazione degli ultimi dati elaborati dall’AUR (Agenzia Umbria Ricerche) e dall’IRES (Istituto Ricerche Economiche e Sociali) della CGIL sullo stato di salute della nostra regione, con gli interventi di Claudio Carnieri, già presidente della Regione Umbria ed ex presidente dell’AUR, e di Mario Bravi, presidente dell’IRES-CGIL. Numeri che parlano di un’Umbria in difficoltà, che sta “smottando” verso sud, anche in prospettiva: l’investimento in ricerca e sviluppo in regione è lo 0,98 % del totale italiano (e in questo valore, la frazione dei privati pone l’Umbria nella terzultima posizione nazionale). E il dato – pur positivo – che vede il rapporto tra residenti e diplomati al primo posto in Italia e quello tra residenti e laureati secondo solo al Molise, rappresenta in maniera “plastica” lo spreco di risorse e di “futuro” che si sta vivendo.

“A fronte di queste informazioni – hanno sottolineato i relatori – le classi dirigenti continuano a raccontarsi e raccontarci un’altra storia: solo nel 2016 sono stati 16 mila posti di lavoro bruciati. Un lavoro sempre più povero, un welfare allentato, e salari che sono del 9,5% più bassi della media nazionale. Numeri che dimostrano come l’impostazione liberista che interviene abbassando le tutele e i diritti sta aggravando la crisi, invece che aiutare a superarla”.

Da questi dati derivano le idee operative per il futuro avanzate da Sinistra Italiana, come ad esempio quella di portare anche nel Consiglio regionale dell’Umbria la proposta di legge sulla diminuzione dell’orario di lavoro nelle zone di crisi, già in discussione nel Consiglio regionale dell’Regione Emilia-Romagna. O, ancora, come quella di estendere al dibattito politico regionale l’ordine del giorno promosso, in diversi comuni umbri dai consiglieri di SI, per spingere la Pubblica Amministrazione a rinunciare all’utilizzo dei voucher per retribuire i collaboratori chiamati a lavorare con la PA attraverso bandi pubblici. Intervento che appare necessario considerando – come ha sottolineato la stessa IRES-CGIL nei mesi scorsi – il continuo calo delle assunzioni a tempo indeterminato e il boom dei voucher: 2 milioni di unità nel 2016.