Umbria in ‘zona arancione’, i baristi: “Proviamo a resistere”

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Foto: Andrea Fonte

Umbria in ‘zona arancione’, i baristi: “Proviamo a resistere”. A Perugia poche saracinesche abbassate e caffè presi fuori dai bar. Ad Assisi: “Non ci resta che pregare”

   

Il centro storico di Perugia, nella sua prima mattina da regione arancione, decide di resistere. Più della rassegnazione e delle chiusure a prevalere per i bar è la voglia di non mollare e continuare ad offrire i propri servizi anche se in modalità asporto e dopo l’ultima stretta sugli esercizi commerciali che distribuiscono alimenti e bevande. Una mattina insomma come le altre – davvero pochi quelli con le saracinesche abbassate – con i clienti che si fanno incartare i cornetti e consumano il caffè appena usciti dal bar.

“Siamo tornati come alla riapertura in modalità asporto dopo il primo lockdown – affermano al Turreno – e quindi come allora ci stiamo adattando anche adesso”. Per qualcuno è anche una maniera di provarci, come per i tipi dello Snack Bar: “Vediamo come va per i primi due giorni e poi tireremo le somme. Con orari naturalmente rivisti e apertura almeno fino alle 15 per garantire oltre alle colazioni anche panini d’asporto per il pranzo”.

Anche per chi offre pizze al taglio in via Mazzini o panini con porchetta in piazza Matteotti la scelta è quella di rimanere aperti.

LE TESTIMONIZIANZE DA ASSISI

“Sono 34 anni che sono qui dalla mattina alla sera e un momento così brutto ad Assisi l’abbiamo vissuto, forse, soltanto per il terremoto del 1997. Non ci resta che pregare”.

A parlare con l’ANSA è Paola Salucci, titolare della bancarella-bottega di souvenir che si affaccia verso la Basilica Superiore di San Francesco.

Assisi è praticamente deserta già da alcuni giorni, così come molte altre cittadine turistiche umbre. Paola ribadisce tutta la sua fede.

“Prego tutte le mattine – ricorda – insieme ai frati, a padre Enzo Fortunato e molte volte anche assieme al custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti”.