Terremoto in Umbria, nuove scosse. Scuole chiuse a Perugia e Umbertide

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Epicentro a Umbertide. Protezione civile: non si segnalano danni. Sospesa a titolo precauzionale la circolazione dei treni

   

 

Nuove scosse di terremoto in Umbria dopo la prima del pomeriggio di magnitudo 4.6.

 

Due scosse in serata si sono registrate a distanza di cinque minuti l’una dall’altra: la prima, alle 20.08, ha avuto una magnitudo di 4.6; la seconda, alle 20.13, ha avuto una magniduto provvisoria tra 3.7 e 4.2.

Secondo il sito dell’Ingv, l’epicentro è stato localizzato quasi nello stesso punto della scossa del pomeriggio, a 6 chilometri da Umbertide, ad una profondità di 8 chilometri.

Mentre è ancora vivo il ricordo del sisma del 2016 nel centro Italia, l’Umbria è ripiombata oggi nell’incubo terremoto – fortunatamente senza danni e conseguenze per le persone – dopo una forte scossa, di magnitudo inizialmente stimata in 4.4 dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e successivamente corretta in 4.3.

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“Tanta paura, ma niente panico”, hanno raccontato i cittadini, molti dei quali sono scesi in strada. La scossa principale, seguita da alcune lievi repliche, è avvenuta alle ore 16.05 con epicentro nella frazione di Montecastelli, a circa 5 chilometri dalla città di Umbertide, lungo la statale Tiberina che porta a Città di Castello. Ed è stata avvertita in una zona molto ampia. Case e palazzi hanno tremato anche nel capoluogo umbro.

 “Certamente è stato risentito fra le province di Perugia, di Arezzo e nel Ternano fino alle Marche e alla costa adriatica”, ha detto all’ANSA Salvatore Stramondo, direttore dell’Osservatorio nazionale terremoti dell’Ingv. Dopo i primi sopralluoghi a Umbertide e nei centri vicini, non vengono segnalati danni né problemi per le persone. Tante telefonate – ma legate per la maggior parte a richieste d’informazioni – sono giunte ai vigili del fuoco, che hanno attivato anche un elicottero per sorvolare la zona. Nessuna richiesta di intervento da parte dei cittadini. Vengono soltanto segnalati qualche piccolo distacco di intonaco, e cornicioni e tegole caduti. 

La Regione Umbria ha confermato che non si segnalano emergenze in provincia di Perugia. La presidente Donatella Tesei segue l’evolversi della situazione, in contatto con i vertici della Protezione civile. “Si è sentito fortissimo”, ha detto il sindaco di Umbertide, Luca Carizia, spiegando di avere subito avviato i sopralluoghi, in primo luogo nell’ospedale e negli edifici scolastici e confermando che al momento non si segnalano danni. Per precauzione, a Umbertide e anche a Perugia domani le scuole resteranno chiuse. Sempre in maniera precauzionale, per permettere i controlli, è stata anche temporaneamente sospesa la circolazione dei treni sulla ex Ferrovia centrale umbra tra Ponte Pattoli, nella zona di Perugia, e Ranchi, nel Tifernate, secondo quanto ha annunciato Rfi.

A Umbertide e nelle frazioni, la paura è stata comunque tanta. “Ma la situazione è tranquilla”, spiegano i cittadini. “Il mio palazzo ha tremato fortissimo – racconta un uomo – e le finestre sembrava che dovessero rompersi, ma poi non ci sono stati danni, è tutto a posto”. “E’ stata una scossa forte, forse sussultoria – spiega un altro residente – ed è stata anche piuttosto lunga”. La memoria di tutti torna al sisma del 2016, e, prima, a quello del ’97. Un anziano racconta di una forte scossa nel 1984: la mappa della sismicità preparata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia indica che risale al 29 aprile di quell’anno, con magnitudo 5.6 e che interessò tutta l’Umbria settentrionale. Tra le località più danneggiate, Assisi, Gubbio, Perugia Città di Castello e proprio Umbertide. Quella colpita “è una zona che ha una sismicità storica e recente importante”, ha spiegato ancora il direttore dell’Osservatorio nazionale terremoti dell’Ingv Stramondo. E’ possibile dire al momento che “il terremoto è avvenuto in un’area nella quale il meccanismo è quello estensionale, tipico della zona degli Appennini”, una sorta di ‘stiramento’ della crosta terrestre in corrispondenza dell’Appennino con un conseguente allargamento dell’Italia Centrale”.