Ricostruzione post terremoto: a Expo Casa il convegno su 50 anni di esperienze

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Ogni terremoto “racconta” una sua storia che ha sempre, però, come motivo conduttore il dolore per le distruzioni, in tanti casi per i lutti. Ogni sisma racconta poi la ricostruzione e la rinascita nelle terre dove la natura ha scatenato la sua forza distruttrice, uccidendo persone e animali, abbattendo case, chiese, fabbriche, strade. E l’Italia è fortemente segnata da questi “racconti”. Soltanto negli ultimi cinquant’anni i diversi terremoti che hanno colpito il Paese da nord a sud, dal centro alle isole, hanno ucciso cinquemila persone e in più di 600 mila sono rimasti senza casa. Ogni sisma deve però poter “imparare” dall’altro. Ognuno di questi eventi, dunque, rappresenta in un certo senso una storia a sé, non solo perché produce e determina effetti di volta in volta diversi sulle cose e sulle persone, ma perché richiede alle istituzioni risposte appropriate e diversamente articolate per ciascun evento, sollecitando e mettendo a dura prova ogni volta la capacità di reazione e di adattamento delle comunità. E di “Cinquant’anni di esperienze per la ricostruzione post-sismica. 1968-2016 Dal Belice all’Italia centrale” si è parlato a Bastia Umbria, in un convegno organizzato nell’ambito di Expo casa, dalla Protezione civile della Regione Umbria, insieme a numerosi altri enti ed associazioni, cui hanno portato il loro contributo amministratori e tecnici che hanno avuto, a diverso titolo, un ruolo nelle ricostruzioni del Belice, Friuli, Irpinia, L’Aquila, Emilia, e della stessa Umbria, per il terremoto che la colpì, insieme alle Marche, nel 1997. I lavori dell’incontro sono stati coordinati dal direttore regionale dell’area infrastrutture e lavori pubblici, Diego Zurli, e dal dirigente della Protezione Civile, Alfiero Moretti.

“Non poteva esserci luogo più adatto di Expo casa – ha detto la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, chiudendo i lavori del convegno – per discutere e confrontarsi sul tema della ricostruzione post sisma. Qui, infatti, ci sono le competenze legate alla ricerca, all’innovazione; qui ci sono le imprese ed i professionisti, qui sono esposti materiali e tecnologie innovative nel settore dell’edilizia. Perché la ricostruzione che dobbiamo realizzare dovrà essere, oltre che rapida ed in totale trasparenza, sicura”.

La presidente Marini ha voluto poi ribadire il fatto che “non vi sono ‘modelli’, né per la gestione delle emergenze, né delle ricostruzioni, in quanto ogni evento è diverso dall’altro, ed ogni terremoto fa emergere problemi diversi. I recenti terremoti che hanno colpito l’Umbria insieme alle altre regioni, infatti, hanno ad esempio posto questioni inedite, come la necessità di ricostruzione di piccoli e piccolissimi borghi, o il tema dei gravissimi danni al patrimonio agricolo e zootecnico”.

“Ciò che invece è di grande importanza – ha proseguito Marini – è la ‘governance’, sia nelle fasi dell’emergenza, sia in quelle più complesse ed impegnative della ricostruzione”.

E la presidente ha voluto difendere il modello di “governance” scelto all’indomani dei recenti eventi sismici “una ‘governance’ che deve essere coordinata e unitaria. Il che non significa affatto ‘un uomo solo al comando’. Tutt’altro. Il modello di gestione che abbiamo definito insieme a Governo, Parlamento, Commissario straordinario e Protezione civile, fa perno sul protagonismo dei territori, dei sindaci e degli stessi cittadini cui è affidato una fondamentale protagonismo. E velocità e qualità della ricostruzione dipenderanno molto da questo protagonismo dei territori e dei cittadini. Un percorso sul quale siamo molto e costantemente impegnati con il Commissario straordinario, Vasco Errani, con la ‘cabina di regia’, della quale facciamo parte in qualità di vice commissari, in quanto presidenti delle quattro regioni coinvolte dagli eventi sismici”.