Referendum lavoro: Vinti auspica la costruzione di comitati “2SI”

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“Le forze democratiche e del progresso sociale dell’Umbria, quelle che si battono per la giustizia sociale, l’uguaglianza e la dignità del lavoro, costruiscano in ogni città della nostra regione un comitato unitario a sostegno dei ‘2SI’ ai referendum popolari per il lavoro”. È questo l’appello lanciato da Stefano Vinti, rappresentante di Sinistra italiana in Umbria. “Il governo Renzi ha reso ancora più precario il lavoro – ha dichiarato Vinti –. Nel 2016 il numero dei nuovi contratti a tempo indeterminato è letteralmente crollato, mentre la disoccupazione continua ad aumentare, con quella giovanile che arriva al 40 per cento. In Umbria dal 2008 si sono persi circa trentacinquemila posti di lavoro, di cui quindicimila solo nel 2016, e le assunzioni a tempo indeterminato fanno registrare un più che preoccupante -46%. Sempre nel 2016, in Umbria si sono venduti oltre due milioni di voucher (centotrenta milioni in Italia), che hanno impegnato circa trentamila lavoratori, grosso modo il 12 per cento della forza lavoro attiva. Numeri rilevanti che ci illustrano la progressiva precarizzazione e dequalificazione del lavoro nella nostra regione”.

“Con il governo Renzi e ora con quello Gentiloni – ha aggiunto Stefano Vinti – è stata istituita la possibilità di licenziare i lavoratori senza giusta causa, dilaga la possibilità di utilizzare in modo illimitato e incontrollato i voucher ed è diventata la regola ricorrere al subappalto per massimizzare i profitti e non avere neppure mai visto i lavoratori che realizzano l’opera. Non solo tolgono i diritti, ma anche la possibilità di votare. Il governo Gentiloni, infatti, non fissa la data dei referendum che invece dovrebbero tenersi in un ‘election day’, contemporaneamente alle elezioni amministrative, per non sprecare denaro pubblico”.

“I voucher vanno aboliti – ha commentato ancora il rappresentante di Sinistra italiana –. Si diceva che sarebbero serviti a legalizzare i lavori saltuari, invece sono diventati un modo per evitare di assumere stabilmente i lavoratori. Un voucher vale 7,50 euro di paga netta l’ora, più 1,30 euro di contributi pensionistici all’INPS, 0,70 euro di assicurazione antinfortunistica all’Inail e 0,50 euro di gestione del servizio. Fanno dieci euro in totale. Questo è il costo orario lordo del lavoro in Italia. Il voucherista non ha diritto a riposi o ferie pagate, non ha diritto ad ammalarsi e a curarsi, alla maternità o alla paternità, a ottenere un mutuo per la casa, al congedo matrimoniale o al permesso ad accudire i figli. Il voucherista è un lavoratore senza diritti. È nato un nuovo settore sociale: il popolo dei voucheristi, dei buoni-lavoro, dei lavoratori pagati con uno strumento inventato per impieghi saltuari nell’agricoltura e le ripetizioni scolastiche, che ha prodotto una mostruosa ‘cinesizzazione’ sociale. Serve un ‘Sì’ per abrogare questa ingiustizia”.

“L’altro ‘Si’ – ha concluso Vinti – è per abrogare le norme che limitano la responsabilità solidale negli appalti, cioè impedire che ci siano differenze, e quindi discriminazioni, di trattamento tra chi lavora nell’azienda committente e chi in un’azienda appaltatrice o in subappalto, riaffermando il principio che chi opera nel sistema degli appalti deve vedersi garantiti gli stessi diritti e le stesse tutele. Un ‘Si’ per impedire al committente di disinteressarsi di quello che accade ai lavoratori nelle aziende cui vengono appaltati ed esternalizzati i lavori. Quindi due ‘Si’ contro la precarizzazione del lavoro e un comitato in ogni città umbra per la dignità del lavoro e la sua giusta valorizzazione”.