Provincia di Perugia: riconoscimento al campione Remo Venturi

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Il CONI gli ha consegnato un riconoscimento per i suoi 90 anni, e la Provincia di Perugia lo celebra, ancora una volta , convocandolo nella sala della Partecipazione per omaggiarlo dello stemma dell’Ente, segno di riconoscimento e stima per la storia di grande campione motociclistico. Parliamo di Remo Venturi classe 1927 di Spoleto, un grande uomo che in sella alle prestigiose moto, Morini, Mondial, MV Augusta, Bianchi, Benelli e Gilera, ha vinto numerose gare tra gli anni ’50 e ‘60.

“E’ un riconoscimento che diamo volentieri a questo campione – hanno detto il presidente Nando Mismetti e la consigliera Erika Borghesi – che ha portato la nostra Regione nel mondo, fregiandosi dei titoli di Vice campione del mondo nel 1959 e nel 1960 con una moto MV Augusta 500 c.c. Arrivato al traguardo più importante, i 90 anni di età, Venturi è ancora in gamba e alimenta la sua passione partecipando a rievocazioni storiche sia in Italia che all’estero”.

Ieri come oggi però il segreto del successo negli sport rimane la determinazione e l’allenamento. Nel suo libro “L’epoca di Remo. Le corse ai tempi di Venturi” scritto da Paolo Ciri, Remo attribuisce i suoi successi agli allenamenti severi e costanti.

“Da Spoleto partivo – spiega Remo – per percorrere 200/300 km, arrivando a Norcia e Visso. Avevo notato che molti corridori riuscivano ad avere i miei stessi risultati nelle prove, ma in gara rimanevano molto indietro. Semplice! Non si allenavano e in gara questo faceva la differenza. Eccome!”.

Un altro segreto del successo era la meticolosità sulla meccanica della moto, ma anche sulla posizione di guida. L’altezza del pedale, la lunghezza della sella, la forma del serbatoio facevano la differenza. Le moto a quei tempi non venivano fatte su misura a secondo della statura del pilota e questo penalizzava i risultati. Quando la fabbrica di moto Bianchi, cucì addosso la moto a Venturi le vittorie arrivavano subito.

“Un pilota non deve solo dare gas alla moto ma deve sentirsi un tutt’uno con il mezzo”.

Parola di Venturi.