Olivicoltura, presentati i modelli intensivi per abbattere i tempi di lavoro

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Sorge sulle colline su cui si affaccia il convento di Santa Maria della Spineta, a Fratta Todina, un innovativo uliveto di tipo intensivo delle dimensioni di 18 ettari, su cui fanno bella mostra di se circa 17mila ulivi. Un progetto ideato da Giuseppe Fontanazza, esperto di olivicoltura e già direttore della Sezione di olivicoltura di Perugia del Consiglio nazionale delle ricerche, avviato circa 15 anni fa e realizzato nei terreni dell’azienda agricola Faena, su iniziativa e volontà dell’allora proprietario. Di questo modello intensivo, inizialmente sperimentale e oggi invece ormai consolidato in tutto il mondo, delle sue caratteristiche e dei suoi vantaggi, si è parlato nel convegno promosso a Fratta Todina dal consigliere regionale umbro Gianfranco Chiacchieroni, sabato 19 marzo. Al seminario, oltre a Fontanazza, sono intervenuti anche Aldo Spapperi, amministratore della Spapperi srl, azienda di produzione metalmeccanica specializzata nella costruzione di macchinari agricoli, e Paolo Guelfi, responsabile della Sezione misure investimenti del Psr Umbria 2014-2020.

“Un’iniziativa – ha spiegato Chiacchieroni – che fa seguito ad altre sempre su specifici temi legati all’olivicoltura e che intende promuovere le migliori pratiche e i migliori modelli per mantenere competitivo e far crescere questo settore. Oggi abbiamo studiato un impianto che prevede una totale meccanizzazione delle lavorazioni e, quindi, un notevole risparmio nei tempi e nei costi. È un’esperienza di successo, integrabile con i nostri più tradizionali metodi”.

Le piante, di una varietà particolare brevettata dallo stesso Fontanazza, che ha come caratteristica primaria di essere scarsamente vigorosa ma molto produttiva, vengono predisposte in filari per una densità che si aggira tra i mille e i 1.100 ulivi per ettaro. La meccanizzazione pensa poi a tutto il resto, dalla potatura alla raccolta, che avviene con macchine scavallatrici come quelle utilizzate nella vendemmia.

“Un ettaro – ha raccontato Fontanazza – di piante viene raccolto in due ore e mezzo. Le olive raccolte sono già pulite e pronte per andare al frantoio. Non hanno bisogno di essere defogliate in quanto le foglie rimangono sul terreno”.

“Le nostre macchine di ultima generazione – ha detto Spapperi – vanno a lato dei filari in cui si trovano questi ulivi molto compatti tra di loro e con una chioma ridotta. Raccolgono il prodotto che viene poi preso da nastri trasportatori e scaricato direttamente sui trattori, pronto per essere portato al frantoio. I vantaggi stanno nei tempi di lavorazione enormemente ridotti e che permettono alle imprese di restare con successo nel mercato. L’olio importato, si sa, ha costi bassissimi e noi dobbiamo adeguarci a questi prezzi sena far scendere la qualità”.

“La qualità di queste piante – ha assicurato Fontanazza – è elevatissima e anche in quanto produttività siamo a ottimi livelli”.

Nel tour di incontri promossi dal consigliere Chiacchieroni è in programma una nuova iniziativa sul tema dell’olivicoltura biologica, con data e luogo da definirsi.