Massa Martana, “Vicus Martis Tudertium”: gemme preziose dagli scrigni ritrovati

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L’Umbria Romana si arricchisce di anno in anno di particolari interessanti e inediti grazie agli scavi archeologici riguardanti il  Vicus Martis Tudertium (dedicato a Marte dai Tuderti). Questa mattina nella chiesa Nova di Massa Martana la sindaca Maria Pia Bruscolotti ha organizzato un incontro per illustrare i risultati della campagna di scavi 2017 ringraziando la Soprintendenza archeologica dell’Umbria per la supervisione a cura del dottor Giovanni Altamore e  il professor John Muccigrosso, l’archeologo di origini italiane, docente presso la Drew University dello stato americano del New Jersey che dal 2008 si dedica con passione agli scavi di Massa Martana portando ogni anno nel sito i propri studenti. Il professor Muccigrosso si avvale anche della collaborazione della professoressa Sarah Harvey della Kent State University e dell’archeologo tuderte Stefano Spiganti che nove anni fa è stato il “gancio” tra il cattedratico statunitense e la municipalità massetana da libero professionista e oggi anche nella veste di collaboratore della cattedra di archeologia antica dell’Università di Perugia. Esperti e scienziati grazie ai quali si è scoperto l’antico tracciato della Flaminia, l’agglomerato urbano che si estendeva in un’ampia area attualmente delimitata dalla chiesa di Santa Maria in Pantano e verso Nord da aree di proprietà privata dove, appena fuori dell’urbe, è stata individuata una necropoli della quale sono emersi dal terreno basamenti di mausolei e monumenti funerari.

“Il nostro obiettivo – ha chiarito Bruscolotti – è quello di proseguire negli scavi e di realizzare un museo e un piccolo parco archeologico. Ci conforta sapere che la Soprintendenza considera l’area di notevole interesse e che il professor Muccigrosso intende proseguire in questo importante studio”.

Tassello dopo tassello la vita di una comunità rurale umbra dell’antica Roma sta quindi prendendo corpo avvalendosi di moderne tecnologie come riprese aeree sulla zona e tradizionali strumenti di indagine come l’infallibile indicatore della “piantina sentinella”, l’erba medica che, laddove si mostra diradata in un appezzamento di terreno, fa capire che nel sottosuolo si nascondono manufatti. Scrigni nascosti per secoli e oggi pronti a mostrare i loro gioielli.