L’ora del ritorno al medioevo afghano: solidarietà da Perugia e dall’Ordine degli Psicologi

684

L’ora del ritorno al medioevo afghano: solidarietà da Perugia e dall’Ordine degli Psicologi. Lazzari: “Da Kabul immagini che provocano vergogna, aderiamo al presidio per le donne. Ognuno di noi può fare qualcosa”

   

Dopo la presa dei talebani sull’Afghanistan le speranze coltivate nei cuori di uomini giusti, bambini e soprattutto donne negli ultimi 20 anni, sono svanite, la primavera araba sembra solo un lontano ricordo, e il buio del medioevo sembra sempre più luminoso. In un attimo quelle donne che hanno lottato per qualcosa che non si può definire solo diritto, ma dovere umano alla libertà altrui, è scomparso sotto un velo, quel velo che solo due giorni fa una giornalista afghana non portava e che oggi si vede costretta ad indossare, per avere una qualche ora in più da dare al suo lavoro, il giornalismo.

Come lei tante altre, e oltre lei quelle che si vedono costrette chiuse in casa, ad aspettare l’ora dell’arrivo della tirannia, del disprezzo e della schiavitù. Non si tratta di mancanza di rispetto, ma di profondi e radicati insegnamenti alla mancanza di rispetto, che non è e non sarà mai un diritto se gli interessi dei popoli avanzati e democratici non andranno mai aldilà di interessi economici, se non smetteranno di mediare per la propria pace e la propria ricchezza e cominceranno invece a mediare per la sola salvezza di quelle donne.

Anche l’Ordine degli Psicologi dell’Umbria aderirà al presidio in solidarietà delle donne afghane, organizzato per lunedì 23 agosto a Perugia, in piazza Italia. Lo ha annunciato il presidente David Lazzari che commenta così i brutali accadimenti di Kabul:

“Le immagini che arrivano da Kabul provocano una sensazione di vergogna, di impotenza e di rabbia, il conflitto è tra il rispetto per la persona e la mancanza di rispetto». Per Lazzari «l’orrore e l’angoscia che provocano le immagini che arrivano da Kabul deriva dal ripresentarsi di un passato che, per quel Paese, credevamo ormai superato a favore di una idea più ampia di libertà. Quelle immagini parlano alle nostre menti e alle nostre coscienze, anche se ci giriamo dall’altra parte.

E se non ascoltiamo rischiamo molto, perché non si può credere in qualcosa a giorni alterni. Non si può difendere il valore della dignità umana, perché difendere la donna è difendere l’umanità, solo in base alla geografia. Tutte le donne del mondo oggi sono le donne di Kabul, e tutti gli uomini devono stare al loro fianco. Ognuno di noi può fare qualcosa, facendo sentire la propria voce, per una azione della comunità internazionale, per l’immediata creazione di corridoi umanitari, per non abbandonare a sé stesse le donne e la popolazione afghana”

Camilla Squarta